Imparare la grammatica è un gioco con i testi di Gianni Rodari

Alle prese con apostrofi e accenti, l’acca da mettere al posto giusto e i dubbi di punteggiatura, per i bambini il primo approccio con le regole della lingua italiana può essere davvero traumatico, tanto più se sulla loro strada incontrano insegnanti che fanno vivere lo studio in un clima di rimproveri e severità, senza riuscire a mostrare come l’apprendimento sia invece una scoperta meravigliosa.

Grammatica e ortografia rischiano di diventare l’incubo dei più piccoli, a meno che non si consideri il vocabolario come un salvadanaio pieno zeppo di storie nascoste nelle parole, anche in quelle scritte male. Insomma, il segreto è giocare con gli errori, costruire intorno alle noiose regole grammaticali racconti imprevedibili e fantastici, così da appassionare i bambini alla scrittura.

L’impresa non è impossibile e ve ne accorgerete subito leggendo ai vostri piccoli le filastrocche e i racconti di Gianni Rodari – fra i massimi autori della letteratura per l’infanzia di tutti i tempi – contenuti nei volumi “Filastrocche in cielo e in terra” “Il libro degli errori”.

Noi vi consigliamo di spendere qualche euro e acquistarli per tenerli nella libreria di casa, ma molti testi potete trovarli gratuitamente anche online.

Scoprirete così storie come quella di uno scolaro “un po’ somaro, un po’ mago” che con la penna-bacchetta magica aggiunge un apostrofo dove non si dovrebbe e trasforma il lago di Garda ne “L’ago di Garda”, un ago molto strano, con i pesci che nuotano nella cruna!

C’era una volta un lago, e uno scolaro
un po’ somaro, un po’ mago,
con un piccolo apostrofo
lo trasformò in un ago.
“Oh, guarda, guarda –
la gente diceva
– l’ago di Garda!”
“Un ago importante:
è segnato perfino sull’atlante”.
“Dicono che è pescoso.
Il fatto è misterioso:
dove staranno i pesci, nella cruna?”
“E dove si specchierà la luna?”
“Sulla punta si pungerà,
si farà male…”
“Ho letto che ci naviga un battello”.
“Sarà piuttosto un ditale”.
Da tante critiche punto sul vivo
mago distratto cancellò l’errore,
ma lo fece con tanta furia
che per colmo d’ingiuria,
si rovesciò l’inchiostro
formando un lago nero e senza apostrofo.

Attenzione anche agli accenti, perché se si sbaglia a metterli finisce come quella volta che gli abitanti di Como si ritrovarono chiusi nei comò!

Una volta un accento
per distrazione cascò
sulla città di Como
mutandola in comò.

Figuratevi i cittadini
Comaschi, poveretti:
detto e fatto si trovarono
rinchiusi nei cassetti.

Per fortuna uno scolaro
rilesse il componimento
e liberò i prigionieri
cancellando l’accento.

Ora ai giardini pubblici
han dedicato un busto
“A colui che sa mettere
gli accenti al posto giusto.”

Sempre “Per colpa di un accento”,

un tale di Santhià
credeva d’essere alla meta
ed era appena a metà.

Per analogo errore
un contadino a Rho
tentava invano di cogliere
le pere da un però.

Non parliamo del dolore
di un signore di Corfù
quando, senza più accento,
il suo cucu non cantò più.

E la povera acca che nessuno considera solo perché non si legge? Cosa succederebbe se scappasse via e tutte le parole restassero senza?

Grazie a queste filastrocche, per i bambini imparare le regole che tengono insieme le parole sarà come fare un incantesimo che rimette il mondo a posto.

Scommettete che quei brutti errori da penna rossa scompariranno dai loro quaderni?

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