La riorganizzazione dei punti nascita: la SIN propone cosa fare

La sanità italiana, nonostante sia tra le migliori in Europa, è spesso al centro di riflessioni e considerazioni da parte degli addetti ai lavori. È il Dott. Luigi Orfeo, Presidente della SIN – Società Italiana di Neonatologia, che questa volta solleva la questione, secondo lui anche abbastanza urgente, relativa alla
riorganizzazione dei punti nascita in Italia.

Le proposte della SIN riguardo alla riorganizzazione dei punti nascita in Italia

Durante il XXIX Congresso Nazionale SIN svoltosi a Napoli, il Presidente dott. Orfeo, ha osservato come i punti nascita in Italia siano un argomento degno di attenzione e di come vadano riorganizzati a beneficio di pazienti e medici. Il fine? Quello di rendere l’esperienza sconvolgente ma anche totalizzante della
maternità
, il più naturale possibile
.

Riassumendo i punti chiave dell’intervento sono stati:

  1. Distribuzione dei Punti Nascita: Secondo i dati del rapporto CeDAP del 2022, attualmente in Italia sono presenti 395 Punti Nascita. 96 di questi registrano meno di 500 nati all’anno e altri numeri poco più alti. Infatti ci sono solo 137 Punti Nascita con oltre 1.000 nati all’anno. “Questa distribuzione crea una disuguaglianza nell’accesso ai servizi di assistenza per le donne in gravidanza“, dice il dott. Orfeo.
  2. Scelte consapevoli delle donne: le donne sono ormai orientate verso scelte maggiormente consapevoli e per questo motivo le future mamme scelgono ospedali che offrono sicurezza e qualità. Tradotto in numeri: oltre il 62% dei parti avviene nei Punti Nascita con oltre 1.000 nati/anno, suggerendo che le donne preferiscono strutture con un elevato volume di nascite e con alle spalle una maggiore esperienza.
  3. Complementarità tra aspetti tecnici e organizzativi: nel campo dell’assistenza materno-infantile non è possibile osservare una mancanza di complementarità tra aspetti tecnici e organizzativi. L’organizzazione è ormai fondamentale per garantire un’assistenza sanitaria sicura ed efficace oltre
    che un’esperienza piacevole a mamma e bambino.
  4. Volumi di attività e numero dei Punti Nascita: La letteratura scientifica suggerisce che il volume di attività ideale per i Punti Nascita dovrebbe essere di almeno 1. 000 nati all’anno per garantire un’esperienza sufficiente. Una quota inferiore a 500 nati all’anno rappresenta un rischio per la madre e il neonato. Per Terapie Intensive Neonatali (TIN), invece, l’indicatore di esperienza sufficiente è di 50 neonati sottopeso o molto prematuri alla nascita.
  1. Carenza di personale sanitario: Orfeo evidenzia la carenza di pediatri, esperti in neonatologia ed infermieri specializzati come un problema critico che richiede una immediata riorganizzazione della rete dei punti nascita.
  2. Distribuzione territoriale: la distribuzione dei punti di nascita non può prescindere da un’accurata valutazione georeferenziata dei territori e delle loro relazioni con i punti nascita. Al momento il principale criterio, purtroppo, pare essere il numero di abitanti. Un approccio più orientato all’analisi
    permetterebbe di evitare un consumo inefficace delle risorse in alcune aree e garantirebbe una maggiore efficacia in altre.
  3. Collaborazione tra neonatologi ed istituzioni: ovvia, a questo punto, l’importanza della collaborazione tra i professionisti della neonatologia e le istituzioni per definire modelli organizzativi specifici che ottimizzino le risorse e garantiscono qualità e sicurezza.


In sintesi, l’intervento del Dott. Luigi Orfeo enfatizza la necessità di una riorganizzazione dei punti nascita in Italia basata su criteri di qualità, sicurezza e accessibilità, tenendo conto del volume di nascite, della distribuzione territoriale e della collaborazione tra professionisti e istituzioni.

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