Lavoro femminile al tempo del Covid: le equilibriste

Lavoro femminile al tempo del Covid: le equilibriste

In Italia le donne hanno sempre rappresentato la categoria fragile del mondo lavorativo. Questo fatto è stato aggravato ulteriormente dall’epidemia Covid-19 ed è stato sottolineato dal recente rapporto di WeWorld e Save The Children, un’indagine per misurare l’inclusione di donne e bambini e ragazzi under 18.

Italia : la ricerca di WeWorld

We World è un’organizzazione che lavora per garantire i diritti delle parti più vulnerabili della comunità a partire da donne, bambine e bambini. L’ultima indagine 2020 ha registrato come in Italia:
– l’11% delle lavoratrici lascia l’impiego al momento della nascita di un figlio;
– l’11% delle madri non ha mai svolto un impiego;
– il 17% delle lavoratrici lascia l’impiego alla nascita del secondo figlio;
– il 19% delle lavoratrici lascia l’impiego alla nascita del terzo figlio.

Al tempo stesso uscire dal mondo del lavoro per occuparsi della famiglia, anche se in maniera temporanea, ha effetti negativi sull’entità dello stipendio, sulla formazione e sulla possibilità di fare carriera.

Lo studio WeWorld ha attestato la perdita economica nel lungo periodo al 53% dello stipendio. Inoltre, in occasione della pandemia, una donna su due è stata costretta a ridurre o abbandonare i propri progetti (anche in ambito lavorativo), per farsi carico di parenti anziani e dei figli. Invece nel caso degli uomini questa percentuale risulta decisamente inferiore, solo due su cinque.

Il rapporto di Save the Children

Anche il rapporto di Save the Children ha descritto le madri lavoratrici come equilibriste, a causa della crescente difficoltà di coniugare lavoro e famiglia, causa anche un sistema che non supporta in maniera adeguata la maternità. Infatti durante il 2020 hanno perso l’impiego 249.000 donne. Di queste 96.000 sono madri con figli minori. Nella maggior parte dei casi queste lavoratrici si trovavano già in una situazione difficile e precaria:
– ben 90.000 delle madri con figli minori che hanno perso l’impiego svolgevano un’occupazione part-time;
– in quattro casi su cinque i bambini avevano un’età inferiore ai 5 anni. In 10 mesi di pandemia, su 444.000 posti di lavoro persi in Italia ben 312.000 erano ricoperti da donne.
Inoltre è stata registrato il peggioramento delle condizioni economiche delle famiglie, soprattutto quando le mamme si sono trovate a scegliere se accudire i figli oppure continuare a lavorare. In molti casi le donne hanno dovuto sostenere l’intera famiglia.

L’attività di sostegno alle donne

L’incertezza del futuro e le preoccupazioni hanno portato a un incremento dei casi di depressione post-partum pari al 15%. Proprio per questo motivo molti centri aiuto hanno moltiplicato le iniziative a favore delle donne e delle madri in difficoltà, mettendo loro a disposizione materiale e supporto psicologico.

Ad esempio, l’associazione Salvamamme ha promosso aiuti nella gestione a casa dei bambini, consegna di pacchi alimentari a domiciliari e la messa a punto di un hub professionale di sostegno psicologico. Tra i vari progetti vengono seguite 10.000 persone. Infine l’UE ha chiesto agli Stati membri di adottare politiche per il work-life balance.

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