L’evoluzione del linguaggio nel bambino secondo Piaget

Il linguaggio è un sistema complesso e suggestivo, che offre una importante chiave di lettura per comprendere l’essere umano e la sua esigenza di socialità. Faremo riferimento in particolare al pensiero dello psicologo e psicopedagogista svizzero Jean Piaget, secondo cui l’evoluzione del linguaggio nel bambino, lungi dall’essere una facoltà innata, è indissolubilmente legata al suo sviluppo cognitivo.

Il linguaggio umano, a differenza di quello animale che non si evolve e si riferisce esclusivamente a eventi concreti e immediati, è in grado di comprendere e comunicare concetti di tipo astratto. Esso è, per certi versi, uno dei principali aspetti che contraddistingue l’uomo dagli animali e che ne testimonia il suo bisogno di comunicare con i propri simili, ovvero il suo desiderio di socialità.

Il pensiero di Piaget

L’evoluzione del linguaggio nel bambino, ovvero la sua capacità di comunicare attraverso la parola, è strettamente legata all’evoluzione di altre competenze come, ad esempio, la sua capacità di ascoltare e di riconoscere i suoni, lo sviluppo delle abilità di tipo motorio e prassico e lo  sviluppo della sfera cognitiva, affettiva e sociale.  Secondo il razionalista svizzero Piaget, il linguaggio non deriverebbe da una struttura innata, ma piuttosto dalle capacità logiche di pensiero del bambino. In una prima fase, secondo il filosofo, il linguaggio del bambino sarebbe di tipo egocentrico, in quanto non ancora in grado di avvertire una vera e propria esigenza comunicativa. Il linguaggio egocentrico, a sua volta, può essere distinto in tre principali fasi:

a)    l’ecolalia, che consiste nella ripetizione meccanica delle sillabe o dei termini ascoltati da terzi; in questo caso le parole non hanno un senso compiuto ma svolgono una funzione puramente ludica;

b)    il monologo, in cui il bambino parla per sé senza curarsi del proprio interlocutore;

c)     il monologo a due o collettivo, in cui il bambino si serve dell’interlocutore per associare ad altri il suo pensiero.

Quest’ultima fase è fondamentale affinché avvenga il passaggio dal linguaggio egocentrico al linguaggio socializzato, che generalmente si verifica dopo i 6 anni. In questa fase il bambino riesce a prendere coscienza che esiste un punto di vista diverso dal proprio e, contestualmente, sviluppa la capacità di distaccarsi dalla concretezza del reale e di produrre pensieri astratti e/o simbolici.

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