Olanda, morti 11 neonati: le madri avevano partecipato a una sperimentazione col Viagra

Sta facendo discutere in Olanda la morte di undici neonati, tutti accomunati dal fatto di essere nati da donne che avevano partecipato a dei test col Viagra per verificarne eventuali effetti benefici sui nascituri: a seguito dei decessi, le autorità sanitarie hanno deciso di sospendere la sperimentazione.

Viagra testato su donne incinte

Il caso è letteralmente esploso in Olanda negli ultimi giorni di luglio e adesso, a seguito delle indagini, se ne è avuta la certezza: gli undici neonati morti negli ultimi tempi in diversi ospedali del Paese erano tutti accomunati dal fatto che le loro madri avevano partecipato a una sperimentazione a base di Viagra, nel corso della gravidanza, per verificare se il citrato di sildenafil (il nome meno conosciuto di questo farmaco) potesse aiutare nei casi in cui la placenta è sottosviluppata.

Infatti, le donne incinte che sono affette da iposviluppo placentare hanno più probabilità di partorire prematuramente e i loro bimbi di morire dal momento che nascono sottopeso: e lo scopo della sperimentazione, che ha coinvolto 93 future mamme, era quello di capire se il farmaco utilizzato per curare le disfunzioni erettili maschili potesse anche ridurre la casistica di parti prematuri.

Sospesa la sperimentazione dopo i decessi

Tuttavia, dopo gli episodi di decessi, le autorità sanitarie olandesi hanno deciso di sospendere la sperimentazione di questa cura a base di sildenafil che, in quanto vasodilatatore, avrebbe dovuto favorire lo sviluppo del feto laddove le donne presentavano casi di placenta sottosviluppata.

Stando a quanto si apprende, lo studio aveva avuto inizio nel 2015 e sarebbe terminato nel 2020, ma ricerche simili avevano già avuto luogo nel Regno Unito e in Nuova Zelanda anni fa e quello che sorprende è che non erano stati registrati decessi (ma nemmeno evidenti benefici) dalla somministrazione del sildenafil.

Ad ogni modo, è stato sottolineato come la ricerca sia stata condotta in ambito prettamente accademico (e non da parte delle multinazionali del farmaco), coinvolgendo delle future mamme con iposviluppo placentare e informate sui rischi legati alla loro gravidanza.

Intervistato dalla stampa, il coordinatore della sperimentazione si è detto “scioccato” dalla vicenda, aggiungendo che “lo scopo era solo di dimostrare che c’è un modo efficace per far crescere i bambini, ma l’ultima cosa che volevamo era fare del male ai pazienti”.

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