Scuola e coronavirus: l’appello di Daniele Novara al governo

Il duro e delicato periodo che stiamo vivendo ha messo in discussione molte delle nostre abitudini. Con 8 milioni di alunni, l’intero sistema scolastico italiano è uno dei settori che risulta maggiormente colpito nelle proprie fondamenta. Se inizialmente questo momento poteva essere avvertito come temporaneo, il susseguirsi di proroghe e dubbi riguardo alla riapertura della didattica alla quale eravamo abituati, cioè quella tradizionale in aula, ci dà sempre più l’impressione di trovarci in una fase nebulosa, una sorta di limbo in cui non c’è garanzia del futuro. E se il futuro è proprio quello dei nostri bambini e ragazzi, che si stanno imbattendo in un meccanismo che sembra non essere in grado di sostenere la loro corretta formazione, la cosa assume connotati preoccupanti. È ciò che afferma Daniele Novara, direttore del Centro Psicopedagogico per l’educazione e la gestione dei conflitti.

L’appello di Daniele Novara al governo e la situazione scolastica in Italia

Secondo Daniele Novara, il Governo non sta gestendo nel modo migliore la situazione di emergenza relativamente al sistema scolastico del nostro paese. Nel suo appello, lo psicopedagogista sottolinea come una cattiva gestione del problema che gli alunni stanno vivendo può danneggiare una intera generazione.

Generazione che in futuro si troverà tra le mani le redini di un paese, e dovrà guidarlo e sostenerlo. Per Daniele Novara, la riapertura della scuola sarà un processo estremamente delicato e lancia un appello al Governo affinché venga gestito nel modo più opportuno. Egli spiega che non sarà sufficiente amministrare il tutto dal solo punto di vista burocratico: occorrerà soprattutto istituire una task-force costituita da psicologi, pedagogisti e altre figure esperte della sfera evolutiva e dell’apprendimento affinché nessun alunno rischi di restare qualche passo indietro.

La situazione italiana mostra ormai sotto la luce del sole un livello di disagio decisamente allarmante. Se da una parte le scuole si sono adattate con la didattica a distanza e l’invio tramite la tecnologia di esercizi e lezioni, dall’altra c’è tutta la fascia di popolazione che non ha gli strumenti adatti. Secondo i dati dell’Istat, nel nostro paese la percentuale di famiglie prive di un computer o di un accesso a internet oscilla tra il 30% e il 40% a seconda dell’area. I bambini e i ragazzi che ne fanno parte rischiano di essere letteralmente esclusi dalle alternative alla tradizionale didattica, e quindi dalla didattica stessa poiché queste alternative sono in realtà ben poche. In alcune zone, per esempio a Roma, sono stati consegnati 45 computer e tablet come riporta Patrizia Marini, preside dell’istituto Sereni di Roma. Ma gli sforzi da fare sono molti e niente di concreto sembra essere pronto se si considera il punto di vista nazionale. I rischio di esclusione riguarda anche famiglie che affrontano difficoltà sociali, come i figli di immigrati o alunni che necessitano di supporti speciali e di sostegno.

 La situazione nel resto dell’Europa

Nel frattempo sono state prese decisioni riguardanti l’apertura delle scuole in altri paesi europei. Macron ha annunciato che gli alunni francesi torneranno gradualmente a scuola da maggio. Anche Germania e Lussemburgo vanno verso la riapertura già dai primi giorni del prossimo mese. Persino la Spagna, colpita durissimamente dal coronavirus come l’Italia, sta valutando la riapertura a maggio. In Danimarca, invece, le scuole sono già state riaperte, seppur con timori da parte dei genitori. Nel paese nordico, i bambini di asili e scuole elementari sono già tornati sui banchi, disposti a due metri di distanza. Le norme igieniche saranno scrupolosamente osservate, e parte della didattica sarà svolta all’aperto. I ragazzi delle scuole superiori dovranno invece aspettare maggio.

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