Spogliatoio dei maschi o delle femmine? Questo è il problema!

Le mie figlie, ogni sabato mattina, da cinque anni, vanno in piscina. Praticamente io e mio marito, pur dormendo male da quando siamo diventati genitori, ci siamo prefissi il calvario della piscina il fine settimana. Tutti svegli come si andasse a scuola, anche di sabato.

Del resto, poco male, perché per la legge del fight club dei bambini, se durante la settimana non ci si alza manco con le cannonate, nel week end all’alba tutti svegli!

La piscina che frequentiamo è comunale, non ha tate che ti prendono i bambini e te li riportano asciugati, pettinati, vestiti e cotonati. Tutt’altro.

A parte l’ingresso con macchina a gettoni per gli snack, ci sono solo due spogliatoi. Uno per femmine ed uno per maschi, sempre molto affollati e con un’escursione termica talmente contro le leggi della fisica, che non si sa come mai non sia ancora morto nessuno per asfissia.

Fino agli 8 anni, per la scelta dello spogliatoio, vige la regola del genitore

Cioè, se le bambine (nel mio caso) vengono portate in piscina dal papà, si devono preparare-docciare-vestire nello spogliatoio dei maschi, viceversa, se vado io. A prevalere, quindi, è l’identità di genere dell’adulto. Dagli 8 anni, invece, i bambini, dovranno andare nel “proprio” spogliatoio, da soli.

Quindi la mia “grande”, dal prossimo ottobre, dovrà farsi strada (se io non ci sarò) tra corpi di donne adulte, magma mamme-figlie e figli, trovare un armadietto, chiuderlo con il lucchetto, metterci la roba, spogliarsi, andare in acqua e fare tutto il processo al contrario.

Siccome temo che non tornerebbe più indietro, o, nel caso più ottimistico, farebbe notte, con qualche strato di vestiti in meno e con i capelli bagnati (perché i phon sono in alto), mi toccherà tornare ad essere parte attiva di questo sport dal quale mi ero allontanata, facendo già la mia parte nei pomeriggi infrasettimanali!
Ma il martirio è femmina, si sa.

C’è chi non vuole che i propri figli siano esposti alle nudità altrui

Ora c’è chi, già prima degli 8 anni, non sopporta di portare i figli o le figlie nello spogliatoio del sesso opposto. C’è chi non vuole che i propri figli siano esposti ad eventualità che, almeno nel nostro caso, non ci sono mai state. Le regole della nostra piscina sono chiare: in doccia si rimane con i costumi, e negli spogliatoi ci si cambia (al netto dei sederini dei più piccoli) coprendosi.

Numeri da circo per cambiarsi ma, detto fra noi, è una cosa fattile se uno è abbastanza elastico da fare ciò che a volte facciamo anche in spiaggia, legandoci un telo intorno alla vita. Inoltre, da noi, gli spogliatoi sono talmente affollati, intasati come l’autostrada del sole durante le vacanze estive, che anche incrociare gli sguardi è impossibile. Bisogna fare tutto di corsa per non morire sotto la calca o soffocati. Spogliarelli alla Sofia Loren non sono fattibili.

I bambini che hanno fatto piscina finta la lezione, poi, sono talmente vogliosi di raccontarsela, visto che in corsia vigono le regole della scuola russa dello sport, che manco si ricordano se hanno risciacquato i capelli dopo lo shampoo, figuriamoci se badano alla foglia di fico. Il problema, dunque, rimane di noi adulti,
in termini di paure o pudori per alcuni, di chi ce lo ha fatto fare ad iscriverli in piscina, per quasi tutti!

E voi cosa ne pensate?

Se siete nel calderone proletario come noi, senza swimming pool da club, con bambini che te li portano con la messa in piega, ma siete nel dolce far west del pubblico, siete pro o contro spogliatoio dell’adulto?
Vi dà fastidio che i bambini vadano nello spogliatoio del genitore e non nel proprio?

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