La terapia per aiutare i bambini autistici che si fa in acqua

La prima bambina autistica ad aver avuto la possibilità di godere dei benefici delle terapie in acqua è stata la piccola Maria Gioia. Il dott. Giovanni Caputo all’inizio della sua carriera si è occupato proprio del suo caso e con lei sperimentò questo nuovo metodo per aiutare i bambini con problemi dello spettro autistico che dette dei risultati a dir poco interessanti. Ma vediamo di scendere più nel dettaglio e di capire quali sono i benefici di questa terapia e perché tutti i bambini autistici dovrebbero poterne godere.

Terapia in acqua per bambini autistici: i benefici

In occasione del primo esperimento di questo genere, il dott. Caputo comprese che proprio l’acqua aveva effetti a dir poco benefici sia per quanto concerne l’aggressività dei piccoli pazienti che la loro tendenza a chiudersi in se stessi. Basti pensare al fatto che, al primo contatto con l’acqua, la piccola Maria Gioia si è aggrappata al suo medico, cosa a dir poco rara per una bambina affetta da autismo. In quel preciso momento, poi, non è mancato neanche il contatto visivo che ha rappresentato un importante momento di condivisione.

La terapia multi sistemica in acqua

Dal primo esperimento ad oggi sono passati ben 18 anni. Quello che allora era solo un esperimento, oggi si è trasformato in una terapia comunemente riconosciuta in ambito medico e detta TMA, terapia multi sistemica in acqua. Nel corso del tempo, infatti, si è compreso come l’acqua sia in grado di abbattere ogni genere di barriera e di agevolare la costruzione di modelli relazionali replicabili in ogni genere di contesto. La diffidenza iniziale da parte di alcuni medici è crollata in pochissimo tempo. I progressi, infatti, sono bene evidenti e mettono nero su bianco la validità di questo approccio che ha come unico obiettivo quello di consentire ai bambini autistici di migliorare sia le proprie capacità relazionali che motorie.

Attenzione, però: pur trattandosi di una terapia molto efficace, è bene tenere conto del fatto che essa non fa miracoli. È necessario, dunque, che venga affiancata dalle terapie cosiddette tradizionali come, ad esempio, i percorsi con i logopedisti e quelli per potenziare la psicomotricità.

Il video della settimana

Lascia una risposta

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *