English time: l’importanza dell’inglese fin da piccolissimi

Nel periodo che va dagli 0 agli 8 anni il cervello umano è estremamente plastico e ha uno sviluppo rapidissimo: è una vera spugna.

Le capacità cognitive, le abilità di pensiero e di memoria, oltre che sensoriali ed emotive sono straordinarie.

Ecco perché è doveroso stimolare i bambini con molteplici segnali di apprendimento, meglio ancora se sotto forma di gioco, evitando gli sforzi e rendendo tutto naturale.

L’importanza dell’inglese, oggi giorno, è chiara a tutti. Per i nostri bambini è una necessità, per poter diventare cittadini del mondo. Un bambino bilingue, infatti, è più consapevole delle varie realtà, ha un’intelligenza più stimolata e, in futuro, potrebbe avere facilitazioni anche in campo lavorativo.

Ma in Italia, a differenza dell’Europa e di altri Paesi nel mondo, il concetto dell’apprendimento precoce delle lingue non è ancora stato assimilato e si rimanda il suo insegnamento alla scuola elementare. Se capitasse di chiedere informazioni nelle principali città europee non anglofone, a bambini di 8 anni, almeno 4 su 5 sarebbero in grado di rispondere…ma in Italia? Tutt’al più elencherebbero qualche colore, animale o i numeri, rigorosamente fino a “ten”.

A dire il vero negli ultimi anni qualcosa sta cambiando, a partire dalle Scuole dell’Infanzia che hanno inserito l’inglese fin dal secondo anno per abituare già da “mezzani” all’ascolto di una lingua diversa. Nelle principali città italiane, inoltre, sono nate realtà interessanti per l’insegnamento precoce della lingua inglese: i Learning Centers, che adottando il metodo Helen Doron Early English. La sua peculiarità sta nel fatto di proporre l’inglese ai bambini in contesti allegri e positivi, che partono dal gioco e che quindi verrà percepito come qualcosa di naturale e non forzato. Si punta molto sulla fiducia, per sviluppare l’autostima, e sulla socializzazione grazie a piccoli gruppi di lavoro.

Viste le difficoltà organizzative e logistiche delle famiglie di oggi e la sempre più grande mancanza di tempo, soprattutto per i genitori che lavorano, non sempre è facile frequentare i corsi, sicuramente interessanti, ma spesso scomodi perché lontani da casa. Allora, tra le nostre mura domestiche, potremmo diventare anche noi genitori-“teachers”. Se solo conosciamo un po’ di inglese, non è difficile catturare l’attenzione dei nostri figli con canzoncine, filastrocche, piccoli giochi.

Si dice, infatti, che “ogni bambino parla cento lingue”: cerchiamo di sentirne il suono.

 

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