L’obesità infantile rallenta le capacità cognitive, lo dice uno studio USA

Risolvere la merenda dei bambini con brioche confezionate, patatine in busta o altri snack industriali può sembrare comodo e veloce, attenzione però alle insidie nascoste che con altrettanta rapidità si traducono in chili di troppo pronti a pesare non solo sulla bilancia ma anche sulle capacità cognitive.

Sovrappeso e obesità infantile stanno diventando fenomeni preoccupanti perfino nell’Italia della dieta mediterranea, e prima di arrivare a soluzioni cliniche sarebbe meglio fare prevenzione a tavola, abituando i propri figli a mangiare cibi più sani.

Oltre ai problemi di natura fisica a carico dell’organismo, l’obesità infantile pare rallenti le abilità di pensiero, stando a quanto emerge da uno studio condotto in Illinois dai ricercatori della University of Michigan State e pubblicato sulla rivista “Cerebral Cortex”. Sotto la lente d’ingrandimento sono finiti 74 fra maschi e femmine, dai 7 ai 9 anni, chiamati a risolvere problemi e rispondere a domande pensate per valutare le capacità cognitive. I risultati per i piccoli obesi non sono incoraggianti, perché i bambini con un alto indice di massa corporea mostrano di arrivare più lentamente alla soluzione e di seguire processi di ragionamento più faticosi rispetto ai bambini magri.

In particolare, in un primo test i tempi di reazione dei bambini obesi si allungano del 7%, fino ad arrivare al 15% nel secondo test. A ciò si aggiunge poi il fatto che negli stessi soggetti la frequenza di risposte sbagliate è risultata leggermente superiore.

Ma cosa succede nel cervello di un bambino obeso e come trovano spiegazione questi dati? Tutto sembrerebbe dipendere dalla porzione prefrontale e da quella cingolata anteriore della corteccia cerebrale, che fanno registrare processi cognitivi più lenti.

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