Lotta al riscaldamento globale, il batterio che mangia l’inquinamento

Ogni volta che si parla di batteri siamo tutti pronti a tirar fuori un arsenale di antibiotici, pronti a combattere il nemico in prima fila.

Ma al di la del fatto che non tutti i batteri vanno annientati, ce n’è uno che, secondo recenti ricerche, diventerà il miglior amico dell’uomo e dell’ambiente. Il Methylocella silvestris è un batterio comune che è presente nel sottosuolo soprattutto nei paesi del nord Europa, ma quello che ancora non si sapeva sino a poco tempo fa è che questo batterio è letteralmente ingordo di gas, quali metano e propano, e di petrolio. La notizia ha dell’incredibile perché la dieta del tutto singolare di questo batterio si dimostrerebbe utilissima all’uomo per combattere l’inquinamento ambientale e di conseguenza potrebbe aiutare a diminuire il riscaldamento globale.

La ricerca è stata condotta da Colin Murrell, ricercatore presso il dipartimento di scienze ambientali della University of East Anglia di Norwich, nel Regno Unito. Secondo i dati da lui raccolti, il batterio amico dell’ambiente avrebbe la capacità di nutrirsi di gas metano e propano grazie a due particolari sistemi enzimatici in grado di metabolizzare questi elementi. Si capisce quindi quali ipotesi di impiego vengano fatte. La prima è quella di utilizzarlo come soluzione tampone per contenere le perdite derivate dalle attività di fracking, le tecniche di fratturazione idraulica utilizzate per estrarre gas. In queste attività la fuoriuscita di gas metano contribuisce in modo pesante al riscaldamento globale.

Un altro impiego sarebbe quello di arginare l’impatto sull’ambiente dovuto a disastri industriali, come per esempio le perdite di petrolio. L’idea nasce dal fatto che, dopo il disastro ambientale occorso in Messico nel 2010 a cario della piattaforma Deepwater Horizon, in cui fuoriuscirono enormi quantità di petrolio, proprio nelle zone maggiormente colpite fu trovata una cospicua presenza di Methylocella silvestris e non è certo un caso.

Riponiamo quindi gli antibiotici nella scatola e, almeno in questo caso, lasciamo che la natura faccia il suo corso.

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