Mamme e gestione della rabbia: siamo umane!

Le mamme sono esseri umani e, come tali, hanno i propri momenti di rabbia e la conseguente esigenza di sfogarsi. La maternità infatti, non è solo rose e fiori, amore incondizionato e gioia suprema, ma è anche scoramento, fatica e solitudine. Come qualsiasi legame affettivo, in altri termini, anche quello indissolubile che lega la mamma al proprio bambino può essere esposto a episodi di turbolenza e di alterazione. Care mamme, dunque, non fatevi prendere dai sensi di colpa e cercate di gestire la meglio i vostri momenti di rabbia!

La rabbia delle mamme

Nel saggio La rabbia delle mamme scritto dalla psicoterapeuta Alba Marcoli e edito dalla Mondadori, si mette in luce il fatto che la rabbia delle genitrici sia un fatto fisiologico e che, dunque, non va demonizzato.

A detta dell’autrice del libro, quando una donna diventa madre si trova catapultata a vivere una situazione ambivalente: da una parte è completamente travolta dall’amore per il proprio piccolo e dall’altra si trova impreparata a vivere una situazione stressante, caratterizzata da nuove responsabilità, mancanza di sonno e di tempo da dedicare a se stessa.

Insomma qualora si provino degli impulsi ostili nei confronti del proprio figlio, non bisogna spaventarsi, ma comprendere piuttosto che essi sono legati al nuovo e difficoltoso percorso della maternità.

Come gestire la rabbia

La più efficace arma per gestire la propria rabbia consiste nel non ignorarla, ovvero nell’elaborarla e metabolizzarla, in quanto “l’emozione della rabbia trova sempre una strada per esprimersi”. Se, infatti, si nega il proprio sentimento aggressivo si corre il rischio di far ricadere sul bambini la propria frustrazione.

Molto meglio, dunque, fare i conti vis-à-vis con la propria rabbia, piuttosto che nasconderla in un angolo remoto del proprio cuore. In quest’ultimo caso, infatti, si rischia all’improvviso di perdere il controllo e di mettere in atto i propri pensieri più ostili e aggressivi.

Quest’ultima circostanza è comune soprattutto tra le donne che non hanno il sostegno di un compagno o comunque sono prive di un gruppo parentale coeso.  

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