Pensieri di un papà a una figlia che cresce

Spengo la tv e ancora risuonano nella mia testa le notizie del telegiornale, le interviste e i commenti. Tu vieni verso di me e mi chiedi di giocare insieme. Passo dal divano al pavimento e mi ritrovo in un mondo fatto di costruzioni, animaletti, puzzle, macchinine e bambole.

Una dimensione completamente diversa dalla realtà che ho appena visto.

Cara figlia, da quando sei nata ho sempre pensato di partecipare alla crescita di una persona. Non di un maschietto o di una femminuccia, ma di un individuo. Di un futuro adulto. Ho sempre creduto che non ci fossero distinzioni di genere nei valori che cerco di trasmetterti. La lealtà, l’onestà, l’impegno, la fiducia in se stessi e nelle proprie capacità, la generosità, l’altruismo e l’amore. Adesso mi chiedo se non sia stato ingenuo. Mi trovo a riflettere sul fatto che il tuo essere adesso bambina, poi ragazza e infine donna richieda una particolare attenzione, stante il mondo nel quale viviamo.

Tanto che anche un sentimento così irrazionale e bello come l’amore debba essere spiegato e sia necessario quasi mettertene in guardia. Si tratta, forse, del primo sentimento che proviamo da bambini, come naturale nei confronti dei nostri genitori, e probabilmente quello al quale tendiamo da adulti nella ricerca di un’altra persona con la quale condividere il percorso, o una parte di esso, della nostra vita.

Sarà necessario spiegarti che l’amore non è mai quello di chi ti vuole costruire dei muri intorno, che vuole isolarti, che ti vuole tutta per sé. Di chi ti vede sua, una proprietà. Sono un poco sollevato pensando che, fortunatamente, certe cose si possono far capire anche ai bambini usando parole appropriate ed evocando immagini comprensibili.

Ti ricordi il film di Rapunzel? La strega diceva di volerle bene ma la teneva chiusa in una torre perché grazie a lei poteva essere giovane e bella. Quello non è amore, quello non è voler bene a un’altra persona.

Chi dice di volerti bene, perfino di amarti, deve volerti vedere felice, non triste. Libera di esprimerti e fare quello che ritieni giusto, non timorosa di manifestare i tuoi desideri. La paura non può stare insieme all’amore.

L’amore ti riempie il cuore, non ti svuota l’anima. L’amore non ti stringe, ti abbraccia. Ti sostiene, non ti butta a terra. Ti sfiora e ti accarezza, non ti urta. Mi spiace per i poeti ma l’amore non è mai nelle parole, ma nei gesti e nei comportamenti.

Altre cose si imparano solo vivendole, al di là delle spiegazioni. Quel confine che non si deve superare è dato da una sensazione dentro di noi che ci fa sentire che c’è qualcosa di sbagliato in quello che stiamo vivendo. Può sembrare assurdo dirlo ma imparerai anche che c’è un modo sano di litigare. Se tu pensassi di non litigare mai, vorrebbe dire non averti fatto conoscere la vita e neanche l’amore. Ne hai una prova diretta, da quando hai capito che se vieni sgridata il nostro affetto per te non viene mai meno.

Forse l’esperienza più importante è quella indiretta, quando vedrai la tua mamma e il tuo babbo litigare, confrontarsi, avere idee diverse su questo o quell’argomento. Così ti sembrerà normale che anche in un rapporto d’amore si possa litigare. Spero che saremo stati in grado di farti capire che c’è un limite che non deve mai essere superato ed è il rispetto.

Il rispetto per la tua persona, sia dal punto di vista fisico che psicologico. Il tuo primo esempio di rapporto tra una donna e un uomo siamo la tua mamma ed io. Dal nostro esempio ti potrai allontanare quanto vorrai ma porterai sempre con te la consapevolezza che la voce è l’unica cosa che si può alzare e non dovrai accettare nient’altro di più. Sarai preparata alle tante sfaccettature di una relazione tra due persone ma ci sarà un campanello d’allarme che ti suonerà in testa quando qualcuno starà andando oltre. Così come quando mi domandi “per piacere” di passarti l’acqua a tavola. Non perché ti avrò detto mille volte quel “Come si dice?”, che non serve a niente, ma perché avrai sentito noi chiedere “per favore” rivolgendosi l’uno all’altro.

Si tratta di insegnamenti, di sensazioni, di modi di essere e di pensare che si costruiscono piano piano con il tempo.

Come questi mattoncini con i quali stiamo giocando e che, dopo tante riflessioni, mi riportano a casa nostra, a guardare il mondo dal basso del pavimento di sala con i tuoi cinque anni di figlia e i miei di babbo che sono otto volte tanti.

Il video della settimana

Lascia una risposta

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *