Adolescenti e prime uscite serali: come comportarsi?

Chi ha figli in età adolescenziale sa benissimo quanto i ragazzi desiderino avere una propria autonomia.

Il desiderio di libertà ed emancipazione dalla famiglia si manifesta in molti modi, e le uscite serali ne sono l’esempio classico. Ma come andrebbero gestite queste richieste da parte dei genitori?
È quello che vedremo in questa guida.

Adolescenti e prime uscite serali: guida di sopravvivenza per genitori

Certamente è il ciclo naturale della vita, ma è sempre faticoso farvi fronte: fino a ieri, il mondo di tuo figlio girava tutto intorno alle pareti domestiche e la soddisfazione di necessità e bisogni era tutta imputabile a mamma e papà, poi, in un batter d’occhio, tutto è cambiato e quel bambino ha cominciato a trasformarsi in un mezzo uomo (o mezza donna), saccente e pretenzioso, tanto da stentare a riconoscerlo.

È l’adolescenza, che porta con sé un carico pesante di aneliti, desideri e sogni che i genitori hanno l’obbligo e il dovere, talvolta, di sedare, boicottare e annientare.

Al cambiamento fisiologico, infatti, solitamente fanno seguito le prime rivendicazioni di un’autonomia e libertà che, spesso, non corrispondono ad altrettanta responsabilità e maturità.

Nessun genitore, in fondo, poi sarà mai pronto e preparato al momento in cui dalle parole si passa ai fatti: un tempo potevi promettergli mari e monti, pur di fargli fare il bravo; poi all’improvviso, ogni promessa ha preteso di essere mantenuta e, allo stesso modo, è giunto il momento delle uscite serali.
Cosa rispondere alle prime richieste che, di certo, sembreranno quanto mai premature?

La regola per le uscite serali: il patto di stabilità

È bene chiarire, fin da subito, come non esistano (purtroppo) guide pratiche o decaloghi da seguire pedissequamente.

L’assunzione delle responsabilità connesse alla propria autonomia è un processo, naturale e irreversibile dell’adolescenza, che è inutile ostacolare con la forza o divieti assoluti.
Occorre, piuttosto, far fronte alle nuove esigenze, senza fare paragoni anacronistici, ma piuttosto cercando di comprendere e di farsi comprendere, nonostante il gap generazionale.

Potrà sembrare forse banale, ma anche in questo caso, l’unica cosa da fare è parlare, confrontarsi reciprocamente, chiarendo, ciascuno, la propria posizione e le proprie aspettative e ricordando che ogni punto di vista andrà motivato, contestualizzato e avvallato con prove pratiche e dimostrazioni oggettive.

Non esiste un anno preciso, ma, quasi certamente, tra i 12 e i 14 anni tuo figlio inizierà a richiedere di potere uscire di sera coi propri amici.

Un tempo si sosteneva comunemente che a “patti chiari corrispondano lunghe amicizie” e, tutto sommato, tale regola pare ancora applicabile: ogni contesto, ogni situazione familiare e personale specifica pretenderà regole nette che potranno subire rettifiche e rivisitazioni in itinere.

Il rapporto dovrà essere vicendevole e reciproco: vale il do ut des e vale l’idea che ogni conquista vada meritata e mantenuta nel tempo.

È questione di fiducia e rispetto, ma non solo: l’adolescenza è la fase dello sviluppo emotivo e del senso di appartenenza sociale, ma non ancora quella della razionalità e della riflessione.

Questo un genitore lo sa bene ed è perciò normale avere paura: i tempi attuali, poi, amplificano il timore di ciò che è fuori controllo, ma non è solamente questione di pericoli fisici.
Essere un buon genitore implica anche questo: lasciare sempre qualcosa da scoprire per il futuro.
Bruciare le tappe e assecondare ogni richiesta significherebbe, invece, incendiarle, impedendo la comprensione più profonda di ciò che significhi crescita, vita, responsabilità e autonomia.

Gli adolescenti e le serate fuori: il patto di non belligeranza

Alcune linee guide, in effetti, esistono e vanno in soccorso sia dei genitori che degli adolescenti.
È considerato fondamentale, ad esempio, che i genitori trasmettano la loro presenza, fisica e morale, anche in loro assenza: per quanto aperto possa essere un rapporto genitore-figlio, esso non dovrà mai essere paritetico.

Sbagliatissimo, perciò, voler rivestire il ruolo del genitore-amico, nella (vana) speranza di essere a conoscenza di tutto; meglio, piuttosto, creare sodalizi con gli altri genitori e condividere una linea comune che permetta di mantenere un certo equilibrio all’interno del gruppo.

Imporre limiti non significa dire no a priori, quanto selezionare razionalmente i luoghi, gli eventi e i contesti che si reputino adatti all’adolescente: pizzeria, cinema e parchi risultano certamente più idonei di ristoranti lussuosi, discoteche o bar.

È necessario che le regole condivise vengano sempre rispettate e che qualsiasi concessione straordinaria venga discussa.

Occorre responsabilizzare gli adolescenti non solo sul comportamento da tenere, ma anche sulle aspettative dei genitori nei loro confronti: gli adolescenti non dovrebbero mai essere lasciati completamente “allo stato brado”, ma sorvegliati dall’occhio onnipresente dell’adulto, facendo in modo che il patto concordato venga sempre e comunque rispettato.

Indagare e sapere chi si ha di fronte risulta necessario per gestire questa delicata fase, senza rischiare la disintegrazione di equilibri familiari, difficilmente conquistati in oltre un decennio: chiedere “cosa faresti se ti succedesse questo”, risulta, nella pratica, molto più utile di un divieto (o una concessione) non motivato e soprattutto non compreso.

Come parlare con i figli che infrangono le regole

Se da un lato è giusto imporre delle regole agli adolescenti e pretenderne il rispetto, dall’altro non è necessario essere troppo rigidi. Un eventuale ritardo potrebbe dipendere da molte cose.

Se ad esempio un figlio tarda perché ha soccorso un automobilista in difficoltà, non elogiarne il comportamento sarebbe un errore. Piuttosto si può avvertire il ragazzo che deve telefonare sempre e comunque in caso di ritardo piuttosto che punirlo a prescindere. È importante intatti mettere sempre ben chiaro cosa ci si aspetti da lui, ad esempio che tenga sempre il cellulare acceso e che ci avverta di ogni modifica ai programmi.

Ciò che conta, sopra ogni cosa, è il dialogo. I ragazzi devono sempre poter contare sulla disponibilità dei genitori, e devono sapere di potersi confidare senza timori.
Il dialogo e la fiducia renderanno tutto più semplice da gestire.

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