Autismo e Pet Therapy: l’emblematico caso francese di Pirata

In una scuola primaria di Huttenheim, Dipartimento del Basso Reno francese, da dicembre scorso è stato avviato un progetto di inclusione scolastica davvero particolare.

All’interno di una sezione composta da 9 studenti (compresi tra i 9 e gli 11 anni), affetti da diverse forme di autismo, è stato inserito, nella quotidianità della programmazione scolastica, un cane pastore australiano, di nome Pirata.
I progressi negli alunni si sono rivelati straordinari, sia in termini di socializzazione, elaborazione cognitivo-linguistica, che di motricità.

Un cane in classe per aiutare gli studenti disabili

La cosiddetta Pet Therapy è stata ufficialmente riconosciuta in Italia, nel 2013 e definita come Intervento Assistito con Animali (I.A.A.). Gli studi ne hanno evidenziato l’efficacia, in particolare in relazione a soggetti affetti da patologie psico-cognitive, relazionali e comportamentali.

La pratica di affiancare un animale nelle terapie con pazienti disabili risale agli anni ’50 del secolo scorso: la sua scoperta fu casuale e avvenne nella sala d’attesa di uno psicologo, l’americano Boris Levinson. Il medico osservò, infatti, come la presenza del suo cocker portasse grande giovamento a un giovane paziente affetto da sindrome di Down; dall’osservazione di quella risposta positiva, venne abbozzata la prima idea di Pet Therapy.

La stimolazione relazionale proveniente dall’animale, in effetti, favorisce il ragionamento, il linguaggio (verbale e non) e la motricità; agevola autostima e benessere e, limita, di fatto, comportamenti problematici e reazioni violente.

La stimolazione multisensoriale dell’animale in classe

Oggi, i benefici derivanti dalla Pet Therapy all’interno delle scuole sono comunemente riconosciuti; tuttavia la pratica meriterebbe una maggiore incentivazione.
Gli studi dimostrano come la presenza di un animale in classe acquisisca una forte connotazione motivazionale, soprattutto in soggetti affetti da disabilità.

Il forte desiderio di interagire e comunicare col cane induce, infatti, i bambini a tralasciare i comportamenti-problema, concentrando le proprie capacità sul gioco e la comunicazione col cane che, grazie a comportamenti prevedibili e di facile interpretazione, promuoverebbe reazioni emotive più positive.

Fonte : France TV

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