Bambini e covid: i pediatri visitano meno? La protesta del Moige

Nonostante la campagna vaccinale stia facendo diminuire notevolmente il rischio di contagio da Covid-19 e i ricoveri ospedalieri, le visite pediatriche di molti bambini saltano perché i medici continuano a fare il loro lavoro in remoto e ciò è inaccettabile secondo i genitori del Moige.

Le visite pediatriche durante la pandemia

Il Movimento Italiano Genitori (Moige) riporta i dati di tutta la Penisola riguardo al fatto che tanti genitori italiani si trovano in difficoltà nel far visitare i propri bambini, a causa del fatto che, per ogni sintomo, i pediatri prescrivono telematicamente i tamponi naso-faringei per testare la presenza o meno del virus Covid-19, dovendo poi aspettare giorni per avere una risposta, e nel frattempo devono aspettare per sapere quale terapia sarà somministrata.

Succede spesso che questi genitori si rivolgono ai pediatri di libera professione, spendendo una fortuna (in media tra i settanta e i centoventi euro) per il lavoro che dovrebbero fare i pediatri del Servizio Sanitario Nazionale.
Molti dottori, di fatto, attendono la risposta del tampone prima di visitare i piccoli in ambulatorio, per non rischiare la diffusione del contagio; così facendo, però, stanno togliendo a questi bambini il diritto a ricevere un’assistenza sanitaria celere e puntuale.

La risposta dei Pediatri

Il vice presidente Fimp (Federazione Italiana Medici Pediatri) Antonio d’Avino e la segretaria Giannamaria Vallefuoco affermano che ciò che denunciano questi genitori sia assolutamente falso, dato che i circa settemila pediatri hanno come primo obiettivo quello di tutelare la salute dei minori, mentre il consulto telematico non è altro che un modo alternativo per fare consulti, e viene adoperato solo in casi eccezionali, dato che la preferenza va verso le visite in presenza, ovviamente, ma sempre con l’idea di mettere al primo posto la sicurezza di tutti.

Dalla Fimp i medici ribadiscono che il tampone naso-faringeo serve solo per escludere l’infezione da Covid-19 e non è un capriccio del medico, ma strumento importante di prevenzione, dato che in sala d’attesa i bambini più fragili potrebbero essere contagiati.

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