Bambini sui social : i consigli dell’Avvocato

Sempre più bambini sono sui social e, nonostante le attuali leggi vigenti in Italia ed Europa, diventa sempre più difficile per i genitori gestire questo nuovo mezzo di comunicazione ed educare i propri figli a farlo saggiamente.

Se ne parla moltissimo negli ultimi giorni, dopo la tragedia che ha coinvolto Antonella, una bambina di 10 anni che avrebbe perso la vita partecipando ad una “black out challenge” lanciata sul social TikTok.

L’Avvocato Claudia Lupo, specializzata in privacy, protezione dei dati personali, nuove tecnologie, internet e cybercrime ce ne parla più nel dettaglio.

Esiste un’età giusta per la creazione di un profilo sui Social?

Cosa dice la legge ? Il Regolamento (UE) 2016/679 sulla protezione dei dati personali ha fissato una regola: per iscriversi autonomamente ai servizi digitali bisogna avere almeno 16 anni. Altrimenti serve il consenso dei genitori.
L’Italia, in deroga, ha fissato un limite più basso, 14 anni, età considerata – nel nostro paese – quella in cui si raggiunge una (seppur limitata) capacità d’agire, tanto che a 14 anni in Italia si può essere imputabili di reato.

Molti Social Network indicano 13 anni come età minima per potersi iscrivere: ciò perché 13 anni è il limite minimo previsto dalla legge statunitense. Tuttavia, questi limiti imposti dalle normative locali sono facilmente aggirabili dai ragazzi, semplicemente impostando una data di nascita falsa.

Già a dicembre il Garante per la Protezione dei dati personali aveva aperto un’istruttoria nei confronti di TikTok e chiesto la creazione di una taskforce europea, contestando a TikTok una scarsa attenzione alla tutela dei minori a cui il servizio è comunque rivolto (come dichiarato nelle Condizioni Generali).

La legge c’è e le autorità di controllo sono attente, ma nulla può né potrà mai sostituire la Responsabilità Genitoriale.
Tradizionalmente intesa come complesso di poteri esercitati sui figli sino alla loro maggiore età, la potestà genitoriale è stata sostituita dalla responsabilità genitoriale, che pone l’accento sui doveri dei genitori di proteggere, educare, istruire, prendersi cura dei figli.

Quindi, per proteggere i figli dalle minacce della realtà digitale, occorre conoscerla.

Ad esempio, quante delle icone social riconoscete tra le immagini ?

Giusto per citarne alcune :

Ask.fm – Prevede un’interazione basata esclusivamente su domande e risposte. L’anonimato con cui si possono fare le domande lo rende il luogo perfetto per atti di cyberbullismo.

Meetup – Nasce per l’organizzazione di gruppi locali intorno a interessi specifici. Espone i ragazzi ai rischi degli incontri al buio.

Snapchat – Dà la possibilità di inviare foto che, dopo un po’, si eliminano automaticamente dalla chat. Dà un’errata percezione di sicurezza nell’invio di foto di cui poi si può perdere il controllo.

I social network e il controllo genitoriale

Secondo un’analisi dell’Autorità per la protezione dei dati francese (CNIL) l’82% dei ragazzi tra i 10 e i 14 anni svolge attività sul web in assenza di supervisione. Inoltre l’età media della prima iscrizione ad un social network è a otto anni e mezzo, mentre i genitori stimano che la prima navigazione dei propri figli online sia avvenuta intorno ai 13 anni.

Da questi dati emerge come i genitori abbiano una percezione profondamente errata della vita e delle relazioni digitali dei propri figli, sulle quali non sono in grado di esercitare un effettivo controllo per garantire una reale protezione da contenuti inappropriati e dalle potenziali minacce del web.

Lo smartphone è uno strumento molto utile, ma con cui un ragazzo può fare e può farsi molto male se non viene “educato all’uso”. Facciamo un paragone con l’automobile, anch’essa un mezzo utile quanto pericoloso.

Con lo Smartphone dovrebbe funzionare allo stesso modo. Non è l’età a fare la differenza. Siamo noi adulti!

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