Coloranti alimentari e ADHD nei bambini: cosa c’è di vero?

6 maggio 2025 –

Negli ultimi anni si è aperto un dibattito sempre più acceso su un tema che tocca da vicino l’alimentazione dei più piccoli: i coloranti alimentari. Spesso presenti in caramelle, bibite, snack e cereali, questi additivi rendono i cibi più invitanti e colorati, ma quale impatto possono avere sulla salute, soprattutto in relazione a disturbi comportamentali come l’ADHD?

La questione non è nuova. Già dagli anni ’70 alcuni studiosi ipotizzarono un legame tra l’assunzione di coloranti e un peggioramento dei sintomi dell’ADHD. Recentemente, il tema è tornato sotto i riflettori con le dichiarazioni di Robert Kennedy Jr, Segretario della Salute degli Stati Uniti. A questo si aggiunge il recente divieto per il colorante Red 3 (E127) sempre negli Stati Uniti e in alcune scuole californiane, sollecitando nuove domande tra genitori e specialisti.

Cosa sono i coloranti alimentari

I coloranti alimentari appartengono alla grande famiglia degli additivi alimentari e sono facilmente riconoscibili sulle etichette dei prodotti grazie alla dicitura “coloranti:”, seguita dal nome specifico o da un codice che va da E100 a E199.

Questi coloranti possono essere suddivisi in tre categorie principali:

  • Naturali, estratti da fonti vegetali o animali. Esempi noti includono la riboflavina (E101), presente naturalmente nel latte e in ortaggi come il cavolo e il pomodoro, le clorofille (E140), pigmenti verdi tipici delle piante, il caramello (E150) e gli antociani (E163), che colorano di rosso e blu numerosi frutti, fiori e foglie.
  • Naturali identici, prodotti di sintesi ma chimicamente identici alle sostanze presenti in natura.
  • Artificiali, ottenuti per sintesi chimica e privi di un corrispondente naturale. Tra questi, troviamo la tartrazina (E102), l’amaranto (E123), il rosso cocciniglia 4R (E124) e il blu patentato V (E131).

Il loro scopo principale è quello di migliorare o esaltare il colore naturale degli alimenti, rendere i cibi più attraenti e riconoscibili, oltre a favorire la distinzione tra diversi gusti e varianti.

Proprio l’uso intensivo che se ne fa nei prodotti destinati ai bambini per renderli più accattivanti, pone il dubbio se se i bambini non siano sovraesposti a queste sostanze e suscita numerose preoccupazioni sugli eventuali effetti sulla salute, in particolare sul comportamento e sull’attenzione.

LEGGI ANCHE: Scuola: ecco perché non bisogna premiare i bambini con le caramelle

I dubbi erano già sorti negli anni ’70. Ma nel 2012 il dottor Eugene Arnold, professore di psichiatria e salute comportamentale nell’Università dell’Ohio ha pubblicato una ricerca che metteva in correlazione i coloranti alimentari e l’ADHD.

Cosa dice la scienza sul legame tra coloranti e ADHD

A questo proposito, la scienza non ha ancora raggiunto un consenso definitivo. Il problema principale sarebbe la difficoltà di analizzare separatamente l’impatto dei singoli coloranti, che spesso sono utilizzati in combinazione, e di distinguerlo dalle altre sostanze spesso usate nei prodotti destinati ai bambini, come caramelle, bibite o merendine… e cioè edulcoranti e conservanti.

LEGGI ANCHE: Troppi energy drink e merendine ai bambini: i rischi dei cibi ultra-trasformati

Negli anni numerosi studi suggerivano una correlazione tra l’assunzione di coloranti artificiali e l’aggravamento dei sintomi dell’ADHD o di comportamenti iperattivi, anche nei bambini senza diagnosi del disturbo.

Tuttavia la maggior parte di questi studi non ha potuto stabilire con sicurezza il legame di causalità tra coloranti e ADHD. Questo perché molti studi erano limitati: la maggior parte delle ricerche è stata condotta su piccoli campioni o in contesti con normative differenti. A questo proposito, potete consultare la pagina dell’EFSA (Autorità Europea per la Sicurezza Alimentare) dedicata proprio ai coloranti alimentari.

Inoltre, bisogna ribadire che non tutti i bambini sono uguali: alcuni sembrano più sensibili ai coloranti di altri, probabilmente a causa di fattori genetici.

Quindi alla fine di tutto, non è stata dimostrata una relazione causale diretta. In altre parole, i coloranti non sembrano “causare” l’ADHD, ma potrebbero contribuire a peggiorarne i sintomi in soggetti predisposti.

Coloranti alimentari: cosa possono fare i genitori?

In un panorama di incertezze sulla salute dei nostri bambini, come possiamo comportarci? È giusto l’allarmismo scatenato dalla recente campagna statunitense? Ricordiamo tra l’altro che la legislazione negli USA sulla sicurezza alimentare è ben diversa da quella europea.

Gli esperti quindi suggeriscono un approccio equilibrato:

  • Evitare l’eccesso: La maggior parte dei bambini assume coloranti in quantità contenute, ma è facile superare i limiti consigliati in occasioni particolari, come le feste.
  • Osservare e valutare: Se un genitore sospetta che i coloranti influenzino negativamente il comportamento del proprio figlio, può provare un breve periodo di eliminazione e monitorarne gli effetti.
  • Preferire alimenti freschi e naturali: Scegliere cibi meno trasformati riduce non solo l’esposizione ai coloranti, ma anche a zuccheri e conservanti, con benefici a tutto tondo per la salute.

Per vegliare sulla salute dei nostri figli, la parola d’ordine dovrebbe essere ormai nota a tutti i genitori: informatevi!

LEGGI ANCHE: Caramelle gelée alla frutta fatte in casa, senza coloranti né conservanti

Per quanto riguarda l’alimentazione è giusto porsi delle domande e cercare di approfondire, ma neanche puntare il dito contro i coloranti quando poi vediamo tanti bambini alle prese con diabete e obesità per stili di vita generalmente malsani. Per questo è giusto e necessario consultare le etichette dei cibi che diamo ai nostri figli e valutare anche gli apporti di zuccheri, grassi e sale.

Il video della settimana

Lascia una risposta

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *