Contraccezione post-parto: intervista al ginecologo

Il periodo del post parto è molto delicato per la donna sotto tanti punti di vista: tra questi non è da trascurare anche la ripresa dell’attività sessuale e la relativa contraccezione nel post parto e allattamento.

Secondo un’indagine dell’OMS, il 65% delle donne vorrebbe evitare una nuova gravidanza nei 12 mesi successivi al parto, eppure ancora troppe di loro non possiedono le giuste informazioni in termini di contraccezione dopo il parto. Ne abbiamo parlato con il Dottor Angelo Sirico, ginecologo di MioDottore.

Generalmente è indicata una visita ginecologica a 30 giorni dal parto, per valutare la corretta involuzione puerperale di utero e collo uterino e l’esito della cicatrizzazione delle eventuali lesioni vaginali o dell’episiorrafia, nel caso sia stata praticata un’episiotomia.

In tal modo, il ginecologo potrà consigliare la ripresa dei rapporti sessuali senza il rischio di ulteriori lacerazioni vaginali.

L’allattamento può essere considerato un metodo contraccettivo? In cosa consiste il metodo LAM e fino a quando può essere utilizzato?

L’allattamento non è considerato di per sé un metodo contraccettivo. Nonostante generalmente sia associato alla produzione dell’ormone prolattina, che inibisce l’asse ipotalamo-ipofisi-ovaio, impedendo quindi la ripresa del ciclo mestruale, tale sistema non assicura alla paziente l’assoluta certezza che non si possa avere un’ovulazione durante l’allattamento e quindi un rischio di gravidanza inattesa.

Il metodo LAM (amenorrea da lattazione) è un metodo contraccettivo naturale riconosciuto dall’OMS basato sull’efficacia inibitoria del ciclo mestruale in caso di poppate frequenti. In particolare, il metodo LAM si basa su una frequenza di almeno 6 poppate durante il giorno a distanza non superiore alle 4 ore e di almeno una poppata di notte a distanza non superiore di 6 ore ed è un metodo che può essere utilizzato nei primi 6 mesi dal parto.

Studi scientifici riportano un’efficacia del 98% nel prevenire una gravidanza inattesa, anche se tale metodo richiede un’attenta precisione e una gestione delle poppate che spesso per le madri risulta di difficile attuazione.

Perché è necessario valutare un metodo contraccettivo anche se non si ha ancora avuto il capoparto?

La ripresa della funzionalità ovarica può avvenire anche prima del capoparto; pertanto, è indicato pianificare un metodo contraccettivo dalla ripresa dei rapporti sessuali, anche prima del capoparto.

Quali sono i principali pro e contro dei diversi metodi contraccettivi?

I metodi barriera (es. preservativo) sono molto efficaci nel prevenire sia una gravidanza sia malattie sessualmente trasmissibili, ma hanno lo svantaggio di necessitare un’interruzione dei preliminari e risultano spesso scomodi in caso di rapporti frequenti con un partner stabile.

I metodi ormonali (contraccettivo orale, dispositivi intrauterini o impiantabili) hanno una maggior efficacia contraccettiva e consistono nell’inibizione ormonale dell’ovulazione. Nel caso della contraccezione ormonale orale, poiché è controindicata l’assunzione di estrogeni orali in allattamento, la scelta dovrà orientarsi su contraccettivi orali con solo progestinico (la cosiddetta minipillola). Lo svantaggio della contraccezione ormonale orale consiste nella necessità della donna di assumere la pillola ogni giorno con precisione, mentre nel caso di dispositivi intrauterini (la spirale) o impiantabili sottocute, che durano dai 3 ai 5 anni, tale svantaggio non esiste e viene garantita un’efficacia contraccettiva a lungo termine.

I metodi contraccettivi naturali, che si basano sulla misura della temperatura basale o sulla valutazione del muco cervicale, non hanno la stessa efficacia contraccettiva dei primi due metodi e richiedono una profonda conoscenza dei cambiamenti del proprio corpo. Per tali metodi i dati scientifici riportano un aumentato rischio di gravidanze indesiderate rispetto ai metodi barriera e ai metodi ormonali.

Quali sono i fattori da prendere in considerazione per valutare la scelta e a chi possiamo ci si può rivolger per dei consigli?

La scelta del metodo contraccettivo può essere valutata insieme al ginecologo proprio durante la visita del post-parto, tenendo conto della praticità dei vari metodi, delle eventuali controindicazioni mediche alla contraccezione ormonale orale e della volontà di optare per una contraccezione a breve-medio termine o a lungo termine.

Quali sono le principali differenze nella contraccezione di una mamma che allatta rispetto a chi non allatta?

In allattamento l’unica differenza rispetto a una donna che non allatta risiede nella controindicazione alla contraccezione orale combinata con estro-progestinici (la classica pillola contraccettiva).

Quando è utile pensare alla sterilizzazione? In cosa consiste e quando è consigliata?

La sterilizzazione tubarica rappresenta un metodo contraccettivo permanente che consiste nell’interruzione chirurgica delle salpingi (o tube di Falloppio).

L’efficacia contraccettiva risiede nella successiva impossibilità da parte dell’ovocita di essere fecondato dagli spermatozoi, fecondazione che avviene proprio nelle tube. Tale metodo richiede un intervento chirurgico, anche in laparoscopia, ma rappresenta una menomazione permanente e irreversibile della fertilità della donna.

Non sono rari i casi di donne che a distanza di anni da tale scelta, per motivi personali o per cambio del partner, maturano un nuovo desiderio di gravidanza. In tali casi la paziente sarà poi costretta a ricorrere a tecniche di fecondazione assistita. Pertanto, in considerazione anche della disponibilità oggi di metodi di contraccezione efficaci a lungo termine, ma reversibili (es. spirale), la sterilizzazione non è più una scelta consigliata.

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