Gravidanza: malattia o dolce attesa? Intervista alla ginecologa

Spesso si sente ancora equiparare la gravidanza a una “malattia”, imponendo alla donna tutta una serie di restrizioni volte a garantire la salute sua e del piccolo. D’altra parte, quando di parla di “stato di grazia” o di “dolce attesa”, sembra quasi che il percorso di 9 mesi sia tutto rose e fiori.

Malattia o dolce attesa dunque? In realtà, nessuna delle due: certamente la gravidanza comporta modifiche importanti nel corpo e nella sfera psicoemotiva della donna con la comparsa di una serie di disturbi che, pur se considerati “normali”, possono compromettere la qualità di vita. Ne abbiamo parlato con la dottoressa Sabina Maria Natalia, ginecologa di MioDottore,

In una gravidanza fisiologica, quali sono i principali disturbi e gli accorgimenti da tenere a mente?

Il più classico tra i disturbi è la nausea: può presentarsi al mattino e ripetersi più volte nella giornata, accompagnata da vomito e malessere generale. In alcuni casi (iperemesi gravidica) il disturbo è tale da richiedere il ricovero. Generalmente assumere cibi secchi, integratori a base di zenzero o nuovi farmaci prescritti dal ginecologo aiuta a risolvere il problema.

Gambe pesanti e caviglie gonfie sono un altro sintomo frequente, sarà sempre il medico a valutare un’eventuale terapia se rileverà un rialzo della pressione o la presenza di proteine nelle urine.

Mal di schiena, stipsi, emorroidi, bruciore di stomaco così come insonnia e lieve stato ansioso sono sintomi frequenti che generalmente non destano preoccupazione.

Ricordiamo che per affrontare una gravidanza ben preparate è opportuno consultare prima il proprio ginecologo che prescriverà gli esami necessari e le opportune integrazioni vitaminiche (acido folico) utili a prevenire malformazioni nel nascituro.

Uno stile di vita sano, una moderata attività fisica, un’alimentazione corretta che escluda cibi potenzialmente dannosi e che consenta di ottenere un adeguato e non eccessivo aumento ponderale, garantiranno generalmente un buon andamento della gestazione senza rinunciare alle proprie abitudini. Naturalmente sarà il ginecologo a prescrivere eventuale riposo e terapie specifiche qualora dovessero insorgere situazioni patologiche.

Diabete gestazionale: ci sono dei fattori che aumentano le probabilità di rischio? È possibile prevenirlo?

Si parla di diabete gestazionale quando si riscontrano livelli elevati di glicemia o un’alterazione della curva glicemica (glicemia misurata dopo assunzione di glucosio) durante la gravidanza.

Spesso è presente una familiarità ed è più frequente in donne che partono in sovrappeso, che aumentano troppo di peso durante la gestazione, che hanno avuto già questa patologia in precedenti gravidanze, nelle gravidanze gemellari, in alcune etnie (asiatiche, mediorientali).

Se ben curato non comporta patologie per il nascituro e generalmente regredisce dopo la gravidanza, ma è importante seguire scrupolosamente le prescrizioni dietetiche ed eventualmente farmacologiche del proprio medico. Il controllo del proprio peso e dell’alimentazione costituiscono la migliore prevenzione.

Una delle principali preoccupazioni delle future mamme è la Toxoplasmosi: quali sono i principali rischi per il feto? Quali sono gli accorgimenti da prendere?

La toxoplasmosi è una malattia trasmessa da un microrganismo con un ciclo di vita complesso ospitato in particolare nel gatto. L’infezione in gravidanza può causare malformazioni importanti nel nascituro soprattutto a carico dell’encefalo e dell’occhio.

Esistono antibiotici in grado di curare la malattia, ma anche in questo caso la prevenzione è la cura migliore. Il gatto trasmette il microbo con la saliva e con le feci quindi non si deve toccare la lettiera o accarezzare il gatto.

Il microbo si trova poi nel terreno, quindi frutta e verdura che provengono dalla terra devono essere accuratamente lavate, meglio se con bicarbonato o amuchina e ben risciacquate, la carne deve essere adeguatamente cotta; gli insaccati anche se stagionati devono essere cucinati. Infine, si devono lavare bene le mani quando si toccano terra o carne cruda.

Ovaio policistico: può essere un problema per il concepimento? Ci sono delle cure da fare?

La policistosi ovarica è quella situazione in cui le ovaie presentano numerosi follicoli (microcisti) e che si associa spesso a un eccesso di ormoni maschili con conseguente acne, seborrea, aumento della peluria e cicli irregolari.

L’ovulazione è spesso ritardata o assente e le mestruazioni possono ritardare o saltare anche per mesi e questo, in chi desidera una gravidanza, può determinare difficoltà nel concepimento.

Esistono terapie che aiutano le ovaie ad ovulare, sia farmaci veri e propri sia integratori come l’inositolo che nel giro di qualche mese possono determinare una regolarizzazione del ciclo e una migliore qualità dell’ovulo, aumentando così le probabilità di iniziare una gravidanza.

Parliamo di procreazione assistita: in caso di insuccesso, quanti sono i cicli a cui ragionevolmente si consiglia di sottoporsi prima che si possa considerare “accanimento”?

La procreazione medicalmente assistita (PMA) è l’insieme di tecniche che mira a ottenere una gravidanza che non si raggiunge con metodi naturali.

Esistono diversi livelli, dalla più semplice inseminazione intrauterina o IUI, ai più complessi come la FIVET o la ICSI in cui la fecondazione avviene fuori dall’utero (“in provetta”) e l’embrione viene poi trasferito nell’utero della donna. Il tasso di successo di queste tecniche dipende da vari fattori tra i quali l’età della donna – forse il più importante e oscilla intorno al 30% inteso come gravidanze portate a termine.

Normalmente per le tecniche più complesse (FIVET ecc..) non è bene insistere oltre i 3 o 4 cicli completi: a fronte di un modico aumento della percentuale di successo, la coppia deve affrontare un impegno economico ed emotivo non indifferente.

In caso di poli-abortività, quando è consigliabile una diagnosi genetica? In che cosa consiste?

Si parla di poliabortività quando una donna incorre in tre o più aborti. Le cause possono essere diverse e tra le indagini possibili vi sono i cosiddetti accertamenti genetici.

Questi possono riguardare lo studio dell’albero genealogico e il cariotipo di entrambi i genitori, soprattutto quando sono accertate alterazioni cromosomiche sul feto, per escludere eventuali malattie ereditarie, ma anche la ricerca nella donna della cosiddetta trombofilia. Si tratta di modificazioni dei fattori che controllano la coagulazione del sangue e che, se alterati, possono portare alla formazione di trombi (coaguli di sangue) nella placenta e conseguente interruzione della gravidanza.

Parliamo infine di endometriosi: quali sono i sintomi che rendono necessario un consulto? Esiste una cura? Questa condizione può influire sul concepimento?

L’endometriosi è la patologia nella quale si ha la presenza di tessuto endometriale che riveste la cavità uterina all’esterno dell’utero (addome, ovaio, intestino). Ad ogni mestruazione questo tessuto sanguina, ma questo non potendo uscire all’esterno si accumula internamente e causa infiammazione.

Questo determina, ciclo dopo ciclo, dolori sempre più importanti e, qualora si desideri una gravidanza, questo può risultare più difficile a causa dell’infiammazione che può coinvolgere utero, tube e ovaie. La diagnosi non sempre è facile anche perché i sintomi sono spesso aspecifici (vi sono anche casi del tutto asintomatici), ma con esami di laboratorio, ecografie ed eventualmente con una laparoscopia è possibile arrivare a una conclusione e iniziare una terapia.

La cura consiste nel “bloccare” (con la pillola o altri farmaci) la mestruazione per un tempo più o meno lungo per consentire ai focolai di endometriosi di riassorbirsi. Nei casi più gravi si può intervenire chirurgicamente per rimuovere il tessuto coinvolto rispettando il più possibile il tessuto sano nelle ovaie, al fine di mantenere le migliori chance di concepimento.

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