‘Il biscotto rotto non lo voglio!’: una pedagogista spiega il perché

Ogni mattina la stessa storia: tuo figlio infila la manina nel pacchetto dei biscotti, ne afferra uno, lo tira fuori e… scoppia la tragedia! Il biscotto è rotto e il bambino non ne vuole sapere di mangiarlo, si impunta, urla, piange.

Perché succede tutto questo? Ce lo spiega la pedagogista Laura Mazzarelli in un post su Facebook.

Quando è troppo, è troppo!

Noi adulti siamo convinti che nel mondo dei bambini i problemi e le frustrazioni non esistano. La realtà è ben diversa: anche per i più piccoli le giornate sono costellate di delusioni, preoccupazioni, umiliazioni e situazioni che generano ansia o malcontento.

La pedagogista suggerisce che magari quel singolo biscotto spezzato è la proverbiale “goccia che fa traboccare il vaso”. Il piccolo vive questo evento – oggettivamente di scarso rilievo – come l’ennesimo affronto e, avendo difficoltà ad esprimersi diversamente, scoppia in un pianto disperato.

La crisi di pianto, all’apparenza ingiustificata ai nostri occhi di adulti disillusi, è una valvola di sfogo per il piccolo: inutile quindi perdere la pazienza o cercare di calmarlo a tutti i costi. Meglio dargli modo di sfogarsi, per liberarsi ed essere pronto ad affrontare la giornata con nuovo entusiasmo.

Ideale vs reale

Il secondo motivo che la la pedagogista avanza per giustificare la crisi del bambino di fronte al biscotto rotto non ha nulla di razionale, ma ha perfettamente senso se si considera il modo in cui funziona la testa dei piccoli. Per loro, il concetto di biscotto non prevede imperfezioni: non ci sono briciole, forme strane o angoli spezzati. Un biscotto che si differenzia dall’immagine ideale e perfetta, per il bambino, non è un biscotto.

Cosa fare, quindi, quando il tuo piccolo è in preda al pianto e il tempo corre? Puoi provare a trasformare la colazione in un gioco, grazie al pensiero magico: se lui non finirà il biscotto, arriverà un topolino goloso a mangiarlo. Con questo trucco distoglierai l’attenzione del bambino dal problema ed eviterai di peggiorare il suo umore… e, con un po’ di fortuna, tuo figlio deciderà di “trasformarsi” nel topolino e di finire la sua colazione!

Fonte: Dottoressa Laura Mazzarelli Facebook

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