Latte materno per adulti: lo zucchero oligosaccaride sarà il super-alimento del futuro?

Nei prossimi anni lo zucchero oligosaccaride HMO, presente nel latte umano, potrebbe diventare uno dei componenti fondamentali del cibo per gli adulti: intanto le multinazionali del settore chimico continuano le ricerche per dare vita a un vero e proprio nuovo settore di mercato.

L’oligosaccaride presente nel latte materno

Latte materno anche per gli adulti? Non si tratta di una trovata pubblicitaria o di una moda alimentare passeggera, ma potrebbe rappresentare invece la nuova frontiera dell’alimentazione nei prossimi anni.

Come evidenziato da studi resi noti di recente, l’olisaccaride HMO presente nel latte umano (uno zucchero dalle notevoli proprietà benefiche) presto potrebbe essere riprodotto artificialmente e diventare un componente essenziale non solo della dieta dei neonati ma delle persone di qualsiasi età.

Infatti, nella versione che alcune aziende chimiche stanno mettendo a punto in laboratorio, l’HMO non verrebbe digerito ma arriverebbe integro al colon senza essere “smembrato” in modo che possa alimentare dei batteri buoni che popolano il tratto terminale dell’apparato digerente.

I possibili benefici dello zucchero HMO

Secondo alcune ricerche l’oligosaccaride in questione (che nei bambini piccoli rappresenta un valido alleato nel rafforzamento del sistema immunitario durante il periodo dello sviluppo) avrebbe i medesimi benefici nell’organismo di un adulto, contribuendo inoltre a regolare meglio l’attività intestinale e a combattere infezioni e fenomeni infiammatori.

Al momento, tuttavia, molti medici hanno mostrato un parziale scetticismo di fronte a questa nuova frontiera: “Non si dia per scontato che l’aggiunta di questo componente renda anche il latte artificiale buono come quello materno”, hanno avvertito i vertici dell’American Academy of Pediatrics.

Chi invece è convinto dell’efficacia dello zucchero HMO è Rachel Buck, ricercatrice in servizio presso i laboratori della Abbott e da tempo impegnata nella sperimentazione: a suo dire questo oligosaccaride stimolerebbe il nervo vago o nervo pneumogastrico che, come è noto, funge da “collegamento” tra cervello e intestino.

“Ciò ci consentirà di sostenere lo sviluppo del cervello dell’individuo nei primi anni di vita e poi di rallentare, col passare del tempo, il declino cerebrale”

ha aggiunto la Buck, spiegando che presto potrebbe essere lo stesso mercato a chiedere che vengano messi in commercio degli alimenti contenenti l’oligosaccaride.

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