Le neo-mamme viste da una non-mamma

Ti hanno giurato e spergiurato che non sarebbero cambiate, che tu saresti diventata zia di un bel pargolo da portare ai vostri incontri-aperitivi e che le vostre dinamiche amicali sarebbero rimaste quelle di sempre. Mentivano, mentivano spudoratamente. Ecco il punto di vista smaliziato di una non-mamma sulle neo-mamme, per capire come vi vedono le vostre amiche, pur continuando a volervi sempre bene.

Quando scoprite di essere incinta decidete di festeggiare anche con noi, le vostre amiche non ancora mamme (5 minuti dopo le due tacchette rosse cominciate a pensare a noi in questi termini), perché già sperate segretamente di poter condividere presto con noi l’esperienza della maternità (di sicuro non vi sfiora il pensiero che se non abbiamo fatto questo passo un motivo ci sarà!).

Mentre si uniscono i calici per l’ultimo bicchiere di vino che sorseggerete per i prossimi due anni, scatta la solita temutissima e inopportuna domanda: “E voi, quando vi decidete?” o, ancora peggio, la perentoria esclamazione: “Adesso tocca a te!”.

Ci siamo, l’irreversibile trasformazione è cominciata e a noi non resta che assecondarvi e sopportarvi amorevolmente. Sia chiaro: siamo felicissime per voi e guardiamo estasiate e ammirate il vostro stato di grazia (non vi ricordiamo così raggianti e belle dalla vostra festa per i 18 anni!), ma abbiate pietà, almeno di tanto in tanto, della nostra salute mentale.

Se ci spedite l’immagine ecografica di vostro figlio, non aspettatevi che vi diciamo che sia meraviglioso e sputato a voi, perché a ben guardarlo sembra più simile ad un gremlins che a un bambino. E se vi inoltriamo l’immagine dell’ultimo strepitoso décolleté in camoscio con tacco 12 che abbiamo acquistato (ci è costato più di mezzo stipendio!), dateci la soddisfazione di sentirci dire che sono scarpe da urlo e che le vorreste anche voi. Niente, pare che la mortificazione da quando siete incinta sia diventato il vostro sport preferito e quelle scarpe, che noi abbiamo già al piede, per voi sono una spesa inutile e frivola e finiranno col giacere insieme alle altre migliaia che abbiamo depositate nella scarpiera (a proposito, ma quand’è che siete venute a fare la conta delle nostre scarpe?).

E non si tratta solo delle spese che un tempo per voi erano vitali e che oggi sono diventate “capricci”, perché quando vostro figlio nasce e noi siamo felici come pasque e ci commuoviamo e vi abbracciamo e vi riempiamo di regalini, voi faticate persino ad ascoltarci. Anche se abbiamo avuto una mega promozione in azienda, anche se abbiamo vinto un milione di euro al Superenalotto, voi non vi scomponete e continuate a lamentarvi del bambino che non vi fa dormire, delle ingerenze di vostra suocera sull’educazione del piccolo e del cattivo umore di vostro marito.

Credo che sia ora, amiche, di farvi un esame di coscienza: perché noi abbiamo sopportato le vostre intemperanze e abbiamo asciugato le vostre lacrime quando eravate in preda alle crisi ormonali. Non dico che dovete accantonare i vostri interessi genitoriali, ma cercate, almeno quando siete in compagnia di noi amiche non-mamme, di non disquisire esclusivamente di pannolini e consistenza delle feci, di teorie sullo svezzamento o di come si riducono i vostri capezzoli durante l’allattamento. Non ci interessa e, oltretutto, se nei nostri progetti futuri c’è il desiderio di mettere al mondo un bambino, i vostri racconti ci scoraggiano e distruggono il nostro entusiasmo. Per cui, care neo-mamme, quando ci dite che rimarrà tutto come prima, abbiate il coraggio di ammettere che state mentendo spudoratamente. Esattamente come mente un agente immobiliare quando prova a spacciarci un rudere per una antica villa di campagna.

Continueremo ad amarci come sempre, amiche, ma ora viaggiamo su due lunghezze d’onda diverse, i nostri interessi non coincidono più e le nostre telefonate sono continuamente interrotte dalle urla disperate di vostro figlio, per cui, fino a quando non ristabilite il vostro equilibrio,  limitiamoci a sentirci su Whatsapp, anche perché l’ultima volta ci avete chiesto di abbassare il volume della voce, quasi che il vostro smartphone sia dotato di un impianto audio per concerti di piazza.

Noi vi comprendiamo e non vogliamo cambiarvi, ma voi provate a fare lo stesso.

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