Mamma e bimbo: occhi negli occhi e i cervelli si sincronizzano

Certo, qualcuno lo aveva già scritto che gli occhi sono lo specchio dell’anima, ma chi l’avrebbe mai detto che le attività celebrali di due individui potessero sincronizzarsi semplicemente attraverso uno scambio reciproco di sguardi. Eppure è quanto emerso dalla ricerca effettuata in Gran Bretagna, presso l’Università di Cambridge. La scoperta risulta davvero interessante in modo particolare perché i soggetti presi in esame sono le mamme con i loro neonati.

Interazione visiva e attività celebrale tra mamma e bebè

Lo studio condotto dalla dottoressa Victoria Leong ha preso in esame 17 bebè di un età media di 8 mesi, con il rispettivo caregiver, ovvero un adulto di riferimento come la mamma, entrambi monitorati durante l’esperimento con apparecchiatura EEG (elettroencefalogramma), che permetteva la registrazione e la misurazione l’attività celebrale. Il test si è svolto in due fasi: la prima prevedeva che la mamma cantasse una canzoncina guardando negli occhi il bambino, mentre nella seconda fase la mamma continuava a canticchiare distogliendo lo sguardo dal piccolo. La differenza dei risultati dei dati rilevati dall’encefalogramma nelle due parti della sperimentazione si è dimostrata significativa.

Quando la mamma guardava il bambino si è manifestato un netto allineamento dell’attività neuronale del bebè con quella della sua mamma, mentre quando la mamma spostava lo sguardo dal bebè questa sincronia non si è generava. Si è osservato, inoltre, che se il lattante rispondeva a sua volta con qualche versetto sonoro la sincronizzazione tra i due aumentava.

Lo sguardo come segnale sociale

I risultati raccolti da questa ricerca pubblicata da Pnas, l’autorevole rivista dell’Accademia delle Scienze degli Stati Uniti, mettono in evidenza come dal rapporto visivo tra mamma e neonato abbia inizio un vera e propria comunicazione in grado di incidere sull’attività elettrica del cervello. In particolare, la relazione tra la mamma e il bebè è dunque in grado di rafforzarsi proprio a partire dallo scambio di sguardi, che diventa trasmissione di informazione e, quindi, canale di apprendimento per il neonato. Allargando i dati dello studio inglese si può sostenere che lo sguardo sia un segnale sociale non verbale in grado di permettere l’interazione celebrale tra gli individui.

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