Minori sui social: le challenge che umiliano i bambini

Un paio di anni fa, su un noto programma televisivo, mostrarono delle scene prese dai social: una coppia di genitori che, tra una risata ed un’altra, incalzavano uno dei figli a fare scherzi inopportuni, aggressivi e volgari verso il più piccolo.

Si trattava di una famiglia anglosassone, se non ricordo male, con milioni di follower, apprezzata dal pubblico del web, nonostante la fama avesse radici da far rabbrividire: bullizzare i figli, direttamente, o chiedendo ai più grandi di farlo sui minori.

Se quella mi era sembrata, ai tempi, un’eccezione mostruosa, frutto della visibilità a tutti costi, oggi so con certezza come sia diventata una piaga social e sociale. Se un tempo il dubbio amletico era se pubblicare o meno le immagini dei minori su facebook, monetizzare o meno attraverso l’uso dei sorrisini dei bambini, delle loro buffe e simpatiche movenze, delle prime paroline, tutto senza consenso o consapevolezza da parte loro, oggi siamo un su un altro pianeta.

Bambini: come mortificarli sui social

Su tik tok, su instagram le famiglie che mortificano i bambini, i propri figli, attraverso atteggiamenti aggressivi o che a parer loro dovrebbero strappare una risata, mentre si sbeffeggia una persona più fragile, sono in aumento.

E lo sono perché c’è evidentemente un pubblico che noi crediamo essere sano, che magari va dal nostro vicino di casa ai genitori del migliore amico di nostro figlio, disposto a seguire, a guardare, a commentare e a condividere questa violenza continua verso i bambini.

Certo, poi c’è anche la questione dei soldi che arrivano alle famiglie social da aziende alle quali non importa dei contenuti ma dei numeri. Soldi e merce regalati perché è importante che quel pannolino, quel giocattolo vengano visti da un milione di persone, anche se né quel milione né quella famiglia sono essere umani sani.

La questione è complessa e viene più volte denunciata, ma senza che questo abbia effetti, forse perché è ancora un mondo sconosciuto quello dei social, dove seppur vengono messi in pratica azioni che farebbero procedere d’ufficio il Tribunale dei Minori con servizi sociali annessi, nell’etere pare non si sappia di quale sceriffo sia la giurisdizione!

Challenge di moda a danno dei nostri figli

Se pensiamo ancora che si tratti di famiglie con comportamento fuori dal normale, siamo ingenui. E la prova sono anche le challenge idiote che continuano a nascere sui social sempre a danno dei più piccoli, addirittura di neonati.

C’è quella delle sottilette da lanciare in faccia ai bambini, l’uovo da aprire usando la testa dei figli come fosse una scodella, o quella dei cereali da impilare sul viso del neonato, non appena si addormenti. Ebbene, prima che si parli sempre delle mamme come colpevoli di comportamenti aberranti, alcune challenge a danno dei bambini sono nate ed emulate da papà.

I social e noi

Che si tratti di challenge demenziali quanto pericolose, di famiglie che sui social non hanno scrupoli nel maltrattare i propri figli, o di mamme e papà che, pur di monetizzare o di ricevere prodotto omaggio, mostrano momenti che riguardano la sfera intima del proprio bambino, dal bagnetto al vasino e così via, i responsabili siamo noi.

Se non ci fosse pubblico, nel quale tra l’altro sappiamo esserci anche pedofili, quelli per paura dei quali ” Non accettare le caramelle dagli sconosciuti”, mentre forniamo indicazioni sulla scuola che frequenta nostro figlio con tanto di nome e cognome, queste persone non esisterebbero.

Il problema è il tempo che buttiamo, il nostro tempo prezioso, per guardare la vita degli altri, il nostro cervello e la nostra empatia si logorano ad ogni like verso queste violazioni fisiche e morali nei confronti dei bambini. Il problema sono le aziende e le agenzie che non hanno scrupoli, gente che lavora con il pallottoliere, capaci solo di vedere quante persone ti seguono, ma mai cosa dici o cosa fai affinché quelle ti seguano.

Così c’è chi condivide menzogne od infamie sul proprio nucleo familiare, chi mette in vetrina i bambini come fossero bambole di porcellana, chi fa polemica o istiga odio, e noi a seguire come sciocchi, senza scremare, pur di ridere o invidiare o odiare.

Ed infine un’ultima domanda me la faccio: bambini violati, mortificati in pubblico, che saranno per di più umiliati anche nel futuro, in quanto rincorsi da video ed immagini che saranno ormai della rete e di dominio planetario, che adolescenza avranno, che vita da adulti avranno? Diverranno anche loro adulti abusanti o saranno condannati ad essere sempre vittime?

Il fattela una risata, ormai, non regge più. Appartiene solo a chi, a sua volta, mette in atto un’ altra violenza od umiliazione, fateci caso.

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