Mis-C: cosa dobbiamo sapere sulla sindrome post Covid che colpisce i bambini

MIS-C: è questo l’acronimo che rappresenta il nuovo spauracchio per i genitori in materia di Covid-19. Quattro lettere separate da un trattino per fare riferimento alla Sindrome Infiammatoria Multisistemica – Covid (Multisystem Inflammatory Syndrome – Covid) che colpisce bambini e ragazzi che hanno avuto il coronavirus.

Questa complicanza negli ultimi mesi ha iniziato a manifestarsi con sempre maggiore frequenza, fino a fare scattare l’allarme tra gli stessi pediatri, che hanno visto aumentare a dismisura i ricoveri tra i propri assistiti. La condizione, peraltro, è pericolosa perché comporta in molti casi anche l’infiammazione di organi vitali quali cuore, cervello e polmoni. Dunque, come comportarsi? E cosa sappiamo di preciso sulla MIS-C?

MIS-C, cosa sappiamo grazie alle ultime ricerche

A fare luce sulla MIS-C, chiarendo così alcuni degli aspetti più opachi della sindrome è stata la Rete Italiana Salute dell’Età Evolutiva (Rete IDEA), all’interno della quale sono riuniti tutti gli ospedali pediatrici italiani. Più in particolare è stato uno studio coordinato dal prof. Angelo Ravelli del Gaslini di Genova a connotare la sindrome infiammatoria sistemica dei bambini attraverso la sua caratteristica sintomatologia (febbre, stanchezza, congiuntivite, scarsa reattività fisica, nausea, vomito, diarrea, difficoltà respiratorie ecc.).

I segni tendono a manifestarsi tra le 2 e le 6 settimane dopo il contagio. Proprio questa tempistica ha portato gli esperti a concludere che non sia il virus in sé a determinare il meccanismo patogenetico, ma che ci si trovi dinanzi ad una genesi post-infettiva. Di fatto, è il ragionamento degli scienziati, la MIS-C subentra in seguito ad una reazione immunitaria anomala rispetto all’infezione virale; non in tutti i bambini e giovani, ma in quelli che presentano una particolare predisposizione genetica.

MIS-C: come si cura?

L’allarme tra i pediatri è dettato dal fatto che la MIS-C ha spesso un decorso minaccioso. Essa richiede perciò un approccio terapeutico aggressivo, basato perlopiù sull’infusione di immunoglobuline endovena, sulla somministrazione di corticosteroidi ad alto dosaggio e, in presenza dei casi più complessi, di Anakinra, ovvero un medicinale che inibisce l’azione di una citochina che facilita l’infiammazione, l’interleuchina-1.

All’interno della comunità scientifica si sta anche discutendo sulla classificazione della malattia: si tratta di una variante della sindrome di Kawasaki o è una malattia infiammatoria differente? Le similitudini sono molte, ma la MIS-C si differenzia perché colpisce i bambini più grandi, al di sopra dei 6 anni; inoltre è preceduta da una sintomatologia che investe l’apparato gastrointestinale, interessa il cuore (miocardite), coinvolge più di un organo ed è accompagnata da shock.

Un buon motivo, qualora l’Ema approvi il vaccino per i bambini, per immunizzare i bambini mettendoli al riparo da complicanze anche serie. Anche perché i dati parlano chiaro: un bimbo su 7 tra quelli che si infettano sviluppa il long Covid 15 settimane dopo la guarigione.

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