Montessori & co: educazione alternativa o scuole d’élite?

Educazione alternativa o scuole d’élite?

La domanda è provocatoria, ma nasconde una tangibilissima realtà: quella della retta da pagare a fine mese.
Esistono vari modelli di scuole alternative (Montessori, Scuola Steineriana, Outdoor education, Home school) la cui efficacia è ormai indiscutibilmente riconosciuta, ma quanto costa far frequentare ai nostri figli queste realtà?

Quanti possono davvero scegliere liberamente se abbracciarne l’ideologia senza il rischio di rimanere in… mutande?

L’esempio più eclatante: l’élite Montessoriana

Una tra tutte, forse la più conosciuta, è la scuola Montessori, nata cent’anni fa come esperimento della scienziata e pedagogista Maria Montessori che, in qualità di volontaria all’interno di una clinica psichiatrica per bambini, ideò le basi del modello montessoriano.

Studiò e propose un ambiente a misura di bambino, dove non esistono attività prestabilite, dove il bambino sceglie i giochi che più attirano la sua attenzione. Ogni oggetto ha un fine educativo da scoprire tastando, sperimentando e attraverso la guida dell’adulto, seguendo però sempre il principio cardine “dell’aiutami a fare da solo”.

Al tempo questo tipo d’approccio segnò una grande rivoluzione, dimostrando fin da subito la sua efficacia, tanto che nel 1906, grazie ad un gruppo di finanziatori, Maria Montessori aprì la prima scuola a misura di bambino per bambini normo-dotati, e scelse di farlo in una delle zone più povere di Roma. Ben presto, Maria Montessori e il suo metodo catalizzarono l’interesse di molti intellettuali e il metodo conobbe così la sua diffusione.

Da nobile idea a business

Il successo divenne internazionale e da metodo innovativo ed efficace cominciò a trasformarsi in un business vero e proprio. La Montessori cavalcò l’onda, pronta a mantenere saldo il monopolio della sua brillante idea attraverso percorsi di formazione, distribuzione di testi, giocattoli educativi certificati e brevetti internazionali.

Ed ecco che si arriva ai giorni nostri, epoca in cui per aprire una scuola montessoriana è previsto un complesso iter burocratico oltre che un grande investimento economico. Si parla di un costo d’arredo base che va dai 5 mila ai 10 mila euro e altrettanti euro sono necessari per l’acquisto del cosiddetto “set iniziale”.

Anche il Royal baby “sceglie” Montessori

Il successo del modello italiano si è diffuso a macchia d’olio anche all’estero, al punto da superarci nel numero di scuole montessoriane presenti. Perfino William e Kate hanno scelto Montessori per l’educazione del principe George.

Sperando forse che il Royal baby si unisca a quella che è stata definita “l’élite creativa”, ossia la cerchia composta da manager e imprenditori che durante l’infanzia dichiarano di aver frequentato istituti montessoriani.
Senza contare che le scuole Montessori godono di testimonial di fama mondiale, quali Google, Wikipedia e Amazon.

Ma se volessimo andare oltre l’aspetto economico?

Ad oggi sono sempre di più i bambini che dimostrano di avere difficoltà di apprendimento e grandi deficit di attenzione, bambini che in qualche modo soffrono e si scontrano con il metodo della scuola tradizionale, che noi continuiamo ciecamente a portare avanti.

E se invece di pensare all’educazione alternativa come un vezzo per ricchi, si investisse concretamente nella ricerca, nell’ulteriore sviluppo di tali idee e nella concreta possibilità di integrare questi metodi nella scuola pubblica, quella a portata di tutti?

E se dessimo la giusta considerazione e possibilità di diffusione anche ad altri validi metodi che spingono l’apprendimento verso un’esperienza basata sulla libertà, senza avere tanta paura di questa parola?

Potremmo togliere molta polvere dai banchi e scoprire mondi sorprendenti.

L’educazione, più di ogni altra cosa, merita ricerca e sviluppo. E se è vero che i giovani sono il futuro di questa società, investire su di loro, a mente aperta, e quindi sulle possibili strade dell’educazione, è un dovere di ognuno e non un business per pochi.

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