Neofobia alimentare nei bambini: cos’è e cosa fare

8 marzo 2024 –

Tanti genitori sono quotidianamente alle prese con i bambini che rifiutano certi cibi e noi li chiamiamo “schizzinosi” e “difficili”. Spesso a essere evitati come la peste sono i cibi verdi, le verdure appunto, oppure quelli mai assaggiati, proprio perché lo sconosciuto spaventa i bambini.

È la cosiddetta neofobia alimentare, ovvero la paura dei nuovi sapori, o comunque cibi meno frequenti nella nostra dieta e che il bambino rifiuta sistematicamente. Come affrontarla e come superarla?

Cos’è la neofobia alimentare?

Il fenomeno della neofobia alimentare rappresenta una sfida diffusa tra i genitori che cercano di incoraggiare i loro figli a esplorare cibi nuovi. Riguarda principalmente il rifiuto di frutta, verdura e legumi, ma può essere legata anche ad altre tipologie. È la riluttanza o la paura di assaggiare alimenti mai provati prima. Si tratta di un fenomeno prevalente principalmente nei bambini, ma può presentarsi anche negli adulti.

Questa resistenza può assumere varie forme, dal rifiuto totale alla sensazione di disgusto per consistenza, odori o sapori nuovi.

Tale comportamento può limitare la diversità alimentare dei bambini, influenzando negativamente l’adozione di una dieta bilanciata.

Infatti essa sembra giocare un ruolo chiave nell’allontanamento dalle abitudini salutari tipiche della dieta mediterranea, solitamente ricca appunto di frutta, verdura e legumi.

Cause della neofobia: perché i bambini non vogliono assaggiare cibi nuovi?

La neofobia alimentare nei bambini può derivare da molteplici fattori, tra cui:

  1. Paura dell’ignoto: La tendenza innata dei bambini a diffidare di esperienze nuove può includere anche l’assaggio di nuovi alimenti non familiari, che possono differire nella forma o presentare un aspetto più complesso, caratterizzato da molteplici colori e forme. Questa tendenza spiega perché piatti semplici come la pasta in bianco, grazie alla loro semplicità, vengono accettati con minor difficoltà.
  2. Esempio dei genitori: Le abitudini alimentari dei genitori possono avere un impatto significativo sui gusti dei bambini. La reticenza dei genitori verso alimenti non familiari può essere emulata dai figli.
  3. Sensibilità sensoriale elevata: La reattività a specifiche consistenze o gusti può giocare un ruolo nella neofobia alimentare.

La neofobia alimentare tende a manifestarsi durante l’età prescolare, specificamente tra i 2 e i 6 anni. Ma perché non si verifica prima di questa fascia d’età? Questo può dipendere proprio dalla loro crescita: i bambini molto piccoli, di uno o due anni, di solito non mostrano segni di neofobia e sono generalmente aperti a provare anche cibi insoliti, inclusi quelli piccanti.

Questa apertura deriva dalla fiducia che ripongono nelle persone che li nutrono, le quali non avrebbero motivo di offrire loro qualcosa di non sicuro o dannoso. Tuttavia, con il crescere e l’inizio della capacità di muoversi autonomamente, i bambini iniziano a sviluppare la neofobia alimentare, diventando più selettivi e cauti nel cibo che scelgono di assaggiare.

Strategie contro la neofobia: come convincere i bambini ad assaggiare?

Spesso con il tempo la neofobia alimentare si esaurisce da sola. Individui che per tutta l’infanzia hanno mangiato poco o in modo iperselettivo, poi da adulti hanno cambiato drasticamente le loro abitudini alimentari. Qui interviene spesso e volentieri la relazione con il cibo e il momento dei pasti.

Cosa possiamo fare quindi per aiutare i bambini a superare la neofobia alimentare?

Si possono adottare varie strategie:

  1. Introduzione progressiva di nuovi alimenti: Presentare nuovi cibi gradualmente, accostandoli a quelli già apprezzati dal bambino.
  2. Partecipazione attiva nella preparazione dei pasti: Coinvolgere i bambini nella scelta e preparazione dei pasti può stimolarli a provare novità culinarie.
  3. Creazione di un’atmosfera positiva durante i pasti: Incoraggiare un approccio non coercitivo ai pasti, promuovendo un ambiente sereno e giocoso che inviti all’esplorazione gastronomica.
  4. Fungere da modello positivo: Dimostrando apertura e curiosità verso un’ampia gamma di alimenti, i genitori possono ispirare i loro figli a seguire il loro esempio.
  5. Innovazione nella presentazione dei piatti: Modificare il modo in cui il cibo viene presentato, ad esempio attraverso forme divertenti o accompagnamenti gustosi, può rendere l’alimento più invitante per i bambini.
  6. Evitare i camuffamenti: tanti genitori vi ricorrono, ma in realtà è sconsigliato frullare o grattugiare il cibo mescolandolo. Nascondere i sapori mescolandoli con altri ingredienti può non essere efficace fino a quando il bambino non si abitua agli alimenti nella loro forma originale.

Leggi anche : Bambini che non mangiano: che fare? I consigli del pediatra

Come viene evidenziato spesso da pediatri e dietologi, la condivisione dei pasti è un momento importante per l’educazione alimentare: non si sottolinea mai abbastanza il valore del “buon esempio” e l’importanza di una dieta variegata proposta fin dall’infanzia e a tutta la famiglia.

Inoltre, se i bambini rifiutano regolarmente di consumare frutta, verdura e legumi, vi è il rischio che, col tempo, le famiglie cessino di acquistarli e prepararli del tutto, instaurando un circolo vizioso.

Neofobia alimentare: più frequente quando non si segue la dieta mediterranea e tra i figli unici

Una ricerca coordinata dal CREA e pubblicata sulla rivista Nutrients mette in luce un’interessante correlazione tra neofobia alimentare nei bambini italiani e la Dieta Mediterranea. Secondo i ricercatori i casi di neofobia tra i bambini sono più frequenti tra chi non segue la dieta mediterranea e tra i figli unici.

Lo studio pubblicato sulla rivista Nutrients ha coinvolto 288 bambini di età compresa tra i 3 e gli 11 anni, valutando il loro livello di neofobia alimentare attraverso la Child Food Neophobia Scale (CFNS) e il loro grado di aderenza al modello alimentare mediterraneo tramite il test KIDMED.

I dati emersi rivelano che una significativa porzione di bambini manifesta un livello medio-alto di neofobia alimentare, con la fascia di età 6-11 anni e i figli unici come categorie più a rischio. L’aderenza alla Dieta Mediterranea risulta invece scarsa o media nella maggior parte delle famiglie intervistate. Interessante notare come i bambini più neofobici siano quelli con la peggiore aderenza al regime alimentare mediterraneo, suggerendo un legame tra la riluttanza a provare nuovi cibi e l’abbandono di una dieta sana e bilanciata.

La presenza di fratelli o sorelle, al contrario, sembra avere un effetto positivo sull’adozione di una dieta equilibrata.

Secondo Rossi, la neofobia alimentare nei bambini non solo promuove uno stile di vita meno salubre, con potenziali rischi di sovrappeso e obesità, ma tende anche a consolidarsi nell’età adulta. Diventa quindi cruciale intervenire precocemente, attraverso il buon esempio in famiglia e incoraggiando i bambini a esplorare e accettare una varietà più ampia di alimenti, per contrastare questa tendenza e promuovere l’adozione di uno stile alimentare più sano e vicino alla Dieta Mediterranea.

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