Non ricordatemelo più: l’appello di una mamma che ha perso il suo bimbo ai gestori dei social

Nell’era dei social, dove si posta e si condivide ogni secondo della propria vita, ha fatto clamore la lettera accorata che Gillian Brockell, video editor del Washington Post, ha scritto e inviato a Facebook, Twitter e Instagram.
La donna ha commosso tutti raccontando la sua storia ed esprimendo un desiderio molto semplice. Gillian, dopo aver perso il bambino ha chiesto la scomparsa della pubblicità di articoli per bambini dai suoi account social sul web e l’aggiornamento degli algoritmi affinché i ricordi non la tormentassero in un periodo di grande dolore.

Gillian Brockell e la lettera ai Social: “Ho perso un bimbo, vi prego di non ricordarmelo”

“Lo so che voi sapevate che io ero incinta”. Così ha esordito Gillian Brockell nel suo accortato appello ai big del web e dei social. Come mai? Cosa è accaduto? Durante la sua gravidanza la video editor ha più volte condiviso con i suoi amici e parenti, ma anche con i suoi fan, la gioia per l’attesa del bebè. Molto spesso Gillian ha quindi postato, come fanno tantissime mamme, le immagini della sua pancia che cresceva, le foto dello shopping per il nascituro o per sè in qualità di donna in gravidanza.

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fonte: Gillian Brockell

Su internet Gillian ha cercato prodotti per donne in dolce attesa, vestiti per neo mamme, oggetti per bebè e corredini vari.
Tutti gli hashtag usati, tutte le ricerche fatte su google hanno fatto sì che i big del web le proponessero pubblicità ad hoc in base ai suoi interessi del momento.
Le cose però non sono andate bene. Il bimbo è nato morto e tutto quello che poteva interessarle prima è diventato una lama che le si conficcava nel cuore e che contribuiva ad aumentare il suo dolore.

Per questo motivo la donna si è quindi trovata a dover scrivere di non ricordarle di quanto fosse felice prima che suo figlio morisse.
“Vi prego, aziende della tecnologia. Vi imploro, se siete abbastanza intelligenti da rendervi conto che sono incinta, siete sicuramente anche abbastanza intelligenti da rendervi conto che il mio bambino è morto”. Gillian ha chiesto, con una lettera diventata virale, di aiutarla a superare il suo immenso dolore dandole un po’ di tregua. Come? Aggiornando immediatamenti tutti gli algoritmi che controllano il web e i social, quelli riguardanti le ricerche collerate e la pubblicità.

Social e algoritmi: un problema all’ordine del giorno

L’accorato appello della donna ha scatenato un acceso dibattito sulla privacy e sui social.
Ogni post, ogni hashtag usato, ogni ricerca fatta sui social e più in generale in internet, infatti, rimane impressa nella memoria del telefono, del computer e rivela a terzi informazioni su chi la copie riguardo alle sue preferenze, ai suoi usi e costumi, oltre che alla sua età, ecc, ecc… .
Il problema sollevato dalla video editor rimane comunque di grande attualità ed ancora senza risposte.

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