Pelle a pelle con il neopapà: sempre più ospedali lo rendono possibile

L’importanza di concedere il contatto fra neonati e papà. Una pratica sempre più diffusa in ItaliaNon è certo una novità poggiare sul petto della neomamma il bambino appena nato; anzi, il contatto pelle a pelle è uso comune di svariati ospedali per dare la possibilità alla mamma di entrare subito in contatto con il neonato.

Un gesto volto a fortificare fin da subito il legame fra madre e figlio, ma non solo. La novità oggi è infatti quella offerta solo da alcuni ospedali che continua però ad espandersi, ovvero permettere il contatto pelle a pelle del neonato anche con i papà.

Quali ospedali italiani sono favorevoli a questo contatto?

Fra gli ospedali italiani che hanno iniziato a favorire questo contatto troviamo il Policlinico San Matteo di Pavia che ha permesso lo skin-to-skin anche ai papà dei bambini nati tramite taglio cesareo, riscontrando fin da subito un concreto vantaggio per entrambi; i padri riescono ad alleviare lo stress scaturito dal cesareo e i bimbi possono beneficiare degli stessi giovamenti che è possibile ottenere dal contatto con la mamma.

Un altro ospedale è l’Ulss Euganea di Padova che permette ai padri, se lo desiderano, il pelle a pelle con il neonato; l’iniziativa è stata promossa anche dal Presidente della Regione Veneto.

Pelle a pelle: perché è fondamentale incentivare questo passo anche con i padri?

Le linee guida OMS incoraggiano il contatto fra neonato e mamma per permettere di sviluppare numerosi benefici dimostrati, come la regolazione della temperatura corporea, il controllo della frequenza cardiaca, il rafforzamento del sistema immunitario o la stabilizzazione dei livelli di glucosio nel sangue, senza contare quelli inerenti lo stato mentale dei bambini e dei genitori.

La canguro-terapia, che si basa anche sul contatto pelle a pelle, è infatti molto benefico anche per i bambini nati prematuri.

Di recente però, i ricercatori dell’università di Notre Dame negli USA hanno dimostrato come lo skin-to-skin giovi anche ai padri; analizzando i cambiamenti ormonali dei papà prima e dopo il contatto, si è potuto predire l’intenso futuro coinvolgimento di essi nella vita neonatale, grazie al monitoraggio dei papà 2-4 mesi dopo le dimissioni dall’ospedale.

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