Quando portare il bambino dallo psicologo infantile

Nella nostra società la figura dello psicologo è spesso oggetto di un certo scetticismo in quanto i disturbi relazionali o della psiche tendono ancora ad essere, in maniera ingiustificata, motivo di imbarazzo e di pregiudizi. Questa figura professionale invece, oltre ad essere estremamente importante per gli adulti in difficoltà, può rivelarsi addirittura risolutiva nel supportare i bambini nella delicata fase della crescita.

Psicologo infantile: chi è e come svolge la sua professione

Lo studente di psicologia, nel corso dei suoi studi, può scegliere di specializzarsi nella cura dei disturbi che caratterizzano l’età evolutiva, ossia quel delicato percorso di crescita che comprende l’infanzia e l’adolescenza dell’essere umano.

Studiando i comportamenti tipici di bambini e ragazzi e i vari contesti in cui questi sono inseriti, lo psicologo infantile riesce a dare un valido supporto nel caso insorgano difficoltà a livello emotivo o relazionale. Solitamente, nel corso della prima visita, il professionista sceglie di parlare esclusivamente con i genitori o con i tutori del minore.

Questo primo step è necessario allo psicologo sia per ricostruire la storia familiare del piccolo paziente, sia per capire quale sia l’approccio migliore da adottare. In base a cosa emerge dal primo colloquio, lo psicologo infantile decide se affrontare le sedute successive da solo con il bambino oppure insieme ai familiari. Il rapporto che si deve instaurare con il piccolo paziente è di totale fiducia pertanto ogni visita sarà caratterizzata da attività divertenti come disegnare, colorare o fare puzzle.

In quali casi è necessario rivolgersi ad uno psicologo infantile

A volte è particolarmente difficile identificare un disturbo nel bambino, sia perché l’infanzia è un periodo di formazione e quindi difficilmente incasellabile in comportamenti standard, sia perché per un genitore è spesso molto doloroso ammettere che il proprio figlio ha un problema. Nel dubbio, però, è sempre consigliabile rivolgersi ad un esperto perché prima si interviene e minore sarà il danno per il bambino.

Solitamente i più piccoli mostrano il proprio disagio con atteggiamenti di chiusura, eccessiva timidezza, apatia, oppure al contrario con atteggiamenti aggressivi e di iperattività. Tendenzialmente le cause possono essere racchiuse nelle seguenti macro categorie:

Eventi traumatici per il bambino

Situazioni che coinvolgono emotivamente il bambino, quali il divorzio dei genitori, la scomparsa prematura di un familiare, episodi di violenza in casa, catastrofi naturali, comportano nel bambino uno stravolgimento dell’equilibrio psicofisico generando dolore, senso di impotenza e abbandono.

Difficoltà a scuola

Episodi di bullismo, difficoltà di inserimento in classe, DSA (ovvero disturbi specifici dell’apprendimento) come difficoltà nel seguire la lezione oppure ritardi nella scrittura e nelle operazioni di calcolo possono rendere la scuola un’esperienza mortificante e disorientante.

Inoltre nella società attuale vi è un’elevata presenza di bambini stranieri che possono riscontrare difficoltà nell’apprendere una nuova lingua o nell’inserirsi in un paese di cultura diversa.

Come si può vedere i casi sono vari ma non bisogna cadere in preda allo sconforto. Si deve partire dalla consapevolezza che lo psicologo infantile non è un medico che diagnostica malattie, ma una figura professionale che con strategie specifiche e un atteggiamento empatico può migliorare la vita dei nostri bambini.

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