Rottura delle acque: cos’è e come avviene

La rottura delle acque segna il momento di inizio della fase del parto e si verifica per la lacerazione del sacco amniotico provocata dalla forza esercitata dal feto (di solito con la testa).

Nella maggior parte dei casi tutto ciò si verifica in maniera spontanea, ma in alcuni casi può essere necessario indurla artificialmente per favorire l’inizio del travaglio.
Esistono, infatti, diversi tipi di rottura delle acque, tra cui quella precoce e quella tardiva.

Che cos’è la rottura delle acque

La rottura delle acque è un momento fondamentale dell’inizio del parto e consiste nella lacerazione delle due membrane che compongono il sacco amniotico che contiene al suo interno il liquido amniotico, conosciuto anche come ‘acqua’.

Queste membrane, infatti, vengono schiacciate dal feto che si sta preparando per nascere. Le contrazioni uterine, poi, fanno aumentare la pressione del liquido che schiaccia il sacco che, non più sostenuto dal collo dell’utero, si spacca e lascia fuoriuscire il suo contenuto.

Fino a quando il sacco amniotico è integro, questo rappresenta un ambiente ideale e protettivo per il feto che può così svilupparsi durante tutto il periodo della gravidanza. Alla fine della prima fase del travaglio, quella definita ‘dilatante’ proprio perché è caratterizzata da fortissime contrazioni dell’utero, si può avere la rottura spontanea delle acque. Da questo momento in poi il bimbo si troverà nella posizione idonea e potrà nascere anche in brevissimo tempo.

Quando si rompono le acque e perché accade

La rottura delle acque è un evento del tutto fisiologico che precede la fase della nascita di un bambino.
Questo accade per una vera e propria lacerazione delle due membrane che compongono il sacco amniotico all’interno del quale si è sviluppato il feto durante la gravidanza, protetto dal liquido amniotico.

Non è possibile stabilire in maniera univoca quando avviene la rottura delle acque perché ogni gestazione è un caso a sé stante. Nella normalità, questo processo dovrebbe presentarsi al termine della prima fase del travaglio, quando le contrazioni uterine raggiungono la maggiore forza e potenza.

Non si può neppure stabilire quanto tempo servirà da questo momento in poi al bambino per venire al mondo perché dipende da diversi fattori, come il numero di parti naturali già affrontati dalla donna, la posizione del feto, il ricorso a farmaci analgesici per alleviare i dolori del parto e se il travaglio ha avuto inizio in maniera spontanea o indotta.

In alcuni casi, invece, la rottura delle acque è prematura perché avviene prima dell’inizio del travaglio, quando le contrazioni dell’utero non sono ancora diventate regolari o addirittura prima del termine del periodo di gestazione. In queste condizioni è spesso necessario accelerare i tempi per cui il travaglio viene indotto farmacologicamente dal momento che il feto non si trova più nell’ambiente protettivo che lo ha accolto per tutti i suoi primi nove mesi.

La rottura prematura delle acque non deve, però, essere confusa con quella precoce che si verifica nelle prime fasi del travaglio, prendendo molto spesso alla sprovvista la futura madre.
In alcuni casi, poi, la lacerazione del sacco amniotico non è completa, ma riguarda solo una piccola parte delle membrane e per questo motivo si parla di ‘rottura alta‘. Di solito, in questa particolare situazione fuoriesce solo una minima quantità di liquido e l’ostetrica si trova costretta ad intervenire in maniera manuale.

Non sempre, infine, la rottura delle acque avviene in maniera spontanea, per cui può essere necessario provocarla artificialmente attraverso un apposito strumento chirurgico detto amniotomo. In questo modo si riesce ad indurre il parto accelerando il travaglio. Non è una pratica consueta e generalmente viene eseguita in caso di sofferenza fetale o in gravi problematiche per la madre.

Come si riconosce la rottura delle acque

Per una donna non è di solito difficile accorgersi della rottura delle acque perché avverte lo sgocciolio di un liquido caldo e inodore che, però, può essere confuso con l’urina. Alcune volte, invece, si verifica un vero e proprio getto improvviso, anche di 800 ml di liquido amniotico, perché la posizione del feto è già nella cavità bassa del bacino.

Ci sono, comunque, dei segnali preventivi che possono essere utilizzati dalla mamma per capire che la rottura delle acque non è lontana, come per esempio la discesa del pancione che da rotondo assume una forma a pera e lo stimolo continuo a dover fare la pipì.

Cosa fare quando si rompono le acque

Quando si rompo le acque, la cosa più importante è cercare di non perdere la calma e di non farsi prendere dall’agitazione. Se possibile, bisogna controllare il suo colore: se è trasparente e limpido allora in bambino si trova in una buona condizione se, al contrario è torbido e scuro può essere in atto una sofferenza fetale. In questo secondo caso è necessario recarsi immediatamente all’ospedale più vicino.

Se, invece, le acque sono chiare e le contrazioni vere e proprie non sono ancora iniziate o non hanno cominciato a diventare regolari, è inutile recarsi in clinica perché molto probabilmente non si verrà ancora ricoverate. È comunque consigliabile contattare il proprio ginecologo, che saprà rassicurare e consigliare sul da farsi.

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