Schiaffi, minacce, time out: nuove linee guida del Consiglio d’Europa?

Obsoleto. Il più tradizionale degli ordini di punizione impartito dai genitori ai propri figli (“Fila in camera tua!”) sarebbe un abuso educativo e, pertanto, andrebbe assolutamente rivisto.

Quello che per anni è stato uno strumento per calmare gli animi, il cosiddetto time-out, in questi ultimi giorni è stato additato da tante associazioni e sarebbe in via di revisione anche dal Consiglio Europeo e dalle commissioni per i diritti dell’infanzia. Ma è proprio così?

Linee guida del consiglio d’Europa: di cosa si tratta

Le punizioni corporali, secondo il Consiglio d’Europa, costituiscono la forma più comune di violenza usata contro i bambini. E fortunatamente sono tanti i paesi nel mondo che hanno messo al bando questa forma di educazione tramite la violenza.

Proprio in Francia, il giornale francese Le Figaro, ha pubblicato uno scambio avuto con Regina Jensdottir, responsabile della divisione diritti dell’infanzia al Consiglio d’Europa, in cui si annuncia che oltre a schiaffi, minacce anche il time out verrà sottoposta a revisione. Infatti nel lontano 2008 il Consiglio aveva inserito questa pratica nelle le sue linee guida per la genitorialità positiva (Policy to support positive parenting).

Ora qualcuno chiede a gran voce una revisione anche di questo strumento per porre fine alle punizioni impositive e di vecchio stampo, su richiesta di diverse associazioni.

Punizioni corporali, addio

La punizione corporale indica qualsiasi punizione che implichi l’uso della forza fisica o intesa a infliggere un certo grado di dolore o disagio, anche lieve. Si tratta, secondo l’organismo comunitario, di una violazione dei diritti del bambino al rispetto della dignità umana e dell’integrità fisica.

Il Consiglio d’Europa chiede, perciò, il divieto di fatto e di diritto delle punizioni corporali inflitte ai bambini, portatrici di un messaggio sbagliato che può causare loro gravi danni fisici e psicologici.

L’organismo fa riferimento, in particolare, a uno dei principi fondamentali dei diritti umani: quello a vivere liberi dalle minacce di violenza. L’articolo 19 della Convenzione delle Nazioni Unite sui diritti dell’infanzia (UNCRC) garantisce questo diritto a ogni bambino e obbliga gli Stati membri ad adottare misure appropriate per proteggere i piccoli da ogni forma di violenza.

Di conseguenza, l’Assemblea parlamentare del Consiglio d’Europa, che riunisce i rappresentanti dei parlamenti di tutti i 46 Stati membri, ha adottato una raccomandazione che invita l’Europa a diventare una zona libera da punizioni corporali per i bambini.
La campagna Alza la mano contro le sculacciate fornisce ai Paesi della Comunità europea materiale di sensibilizzazione volto a incoraggiare una genitorialità positiva e non violenta.

Linee guida del consiglio d’Europa: no alla violenza educativa

La ragione della necessità di rivedere le vecchie punizioni starebbe, secondo la Jensdottir, nel fatto che gli ordini che tutti conosciamo sin da bambini costituiscono, oggi, atti di ordinaria violenza educativa. O peggio: una sanzione psichica.

Secondo alcune associazioni per i diritti dell’infanzia vi rientrerebbe anche il time-out. Ma è un po’ presto per dire che sarà anch’esso messo al bando.

Infatti anche se molte associazioni che si occupano di infanzia ritengono che sia un passo inevitabile, perché secondo loro ordinare a un bambino di chiudersi nella sua stanza è un abuso. Chiedono quindi a grande voce nuove linee guida del Consiglio d’Europa.

Insomma, se anche i vecchi metodi violenti vanno in pensione, un discorso diverso sarebbe per il famoso time-out : sempre per andare nella direzione di un migliore rispetto per il bambino e di una pacificazione delle famiglie, secondo gli educatori, che attendono adesso suggerimenti per soluzioni sempre meno violente o coercitive.

Linee guida : ogni autorità è abusiva?

Soddisfazione unanime, dunque? niente affatto. Gli specialisti dell’infanzia, com’era prevedibile, non sono tutti d’accordo. Alcuni psicologi sostengono la tesi contraria: nessuno studio scientifico, asserisce la psicologa Caroline Goldman, definisce dannoso il fatto di mandare un bambino nella sua stanza e denuncia su Instagram una totale orizzontalità tra genitori e figli, senza polo di saggezza, propugnata da coach genitoriali e altri educatori improvvisati in contrasto con gli psichiatri infantili, poiché secondo loro ogni autorità è abusiva.

Detta in soldoni, questa schiera preferisce posizionarsi a favore di una paternità giusta, rispettosa e strutturante, dove il fila in camera tua può essere utile per calmare le acque da entrambe le parti e decidere freddamente se imporre o meno una punizione adeguata e suffragata da spiegazioni.

Voi cosa ne pensate?

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