Scuola: cos’è e come funziona il Piano Didattico Personalizzato

Se avete dei figli che vanno a scuola è possibile che in questi giorni abbiate sentito parlare di Piano Didattico Personalizzato (PDP). Ma che cos’è? Si tratta del documento, da redigere entro il mese di dicembre, con cui la scuola definisce le tipologie di interventi per venire incontro agli alunni che presentano esigenze didattiche particolari non riconducibili alla disabilità. In caso di disabilità certificata, infatti, il documento di programmazione prende il nome di PEI, Piano Didattico Individualizzato.

Piano Didattico Personalizzato: come si ottiene

Ma torniamo al PDP: a chi è rivolto? Agli alunni affetti da Disturbi Specifici dell’Apprendimento (DSA). In questa categoria rientrano gli alunni che presentano dislessia, disortografia, disgrafia, discalculia, disturbi misti delle capacità scolastiche o altri dell’apprendimento non specificati.

Come si ottiene il Piano Didattico Personalizzato? Iniziamo col dire che redigere questo documento per la scuola è obbligatorio. A predisporlo è il consiglio di classe, tenendo conto della specificità dei disturbi del singolo alunno e valutando attentamente quali strategie mettere in campo per aiutarlo. Al momento di redigere il PDP, però, è buona norma che ad essere coinvolti siano anche la famiglia ed eventualmente gli specialisti che seguono l’alunno. In questo modo è possibile realizzare un percorso educativo realmente su misura per lo scolaro, fissando degli obiettivi alla sua portata e monitorando l’andamento del Piano per aggiornarlo durante l’anno.

Piano Didattico Personalizzato: come funziona

Entriamo ora più nel dettaglio: come funziona di preciso il Piano Didattico Personalizzato? In cosa consiste? Il consiglio di classe dopo aver analizzato le abilità dell’alunno, le sue difficoltà, i suoi comportamenti e il suo metodo di studio, fissa degli obiettivi che sono naturalmente diversi rispetto a quelli dei compagni di classe.

Il Piano Didattico Personalizzato entra nel vivo con i cosiddetti “strumenti compensativi“. Di che si tratta? Precisamente di strumenti di carattere didattico o tecnologico che hanno lo scopo di sostituire o comunque di facilitare l’apprendimento dell’alunno. Facciamo qualche esempio pratico: un bambino che ha difficoltà a svolgere un compito di lettura a causa della dislessia può usufruire della “sintesi vocale”, effettuando così un compito di ascolto; uno studente che fatica a prendere gli appunti della lezione può beneficiare di un registratore; e ancora, esistono dei programmi video-scrittura dotati di correttore ortografico incorporato che consentono di produrre testi corretti in maniera quanto meno sufficiente senza costringere l’alunno a sperimentare la fatica della rilettura del proprio compito con annessa correzione degli errori.

Altro esempio di strumento compensativo? La più comune delle calcolatrici, che aiuta gli alunni a svolgere le operazioni di calcolo. E poi tabelle, formulari, mappe concettuali…insomma, gli strumenti a disposizione sono molti. Ciò che conta è che il Piano venga redatto non oltre il primo trimestre e aggiornato costantemente per tenere traccia dei progressi dell’alunno!

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