Il senso del bene e del male? Sono innati nei bambini

La distinzione tra il bene e il male può essere innata nei bambini? È il tema di una ricerca scientifica pubblicata dalla rivista Nature, che ha approfondito il “giudizio” sociale nei piccoli nella fascia di età compresa tra i 6 e i 10 mesi, ovvero prima dello sviluppo del linguaggio.

Secondo lo studio, la domanda è sì: la capacità di distinguere il bene dal male è innata nell’uomo e quindi anche nei piccoli. Non solo, ma questa spontanea capacità di giudizio degli altri consentirebbe anche al bambino di adattarsi meglio e in modo più veloce ai suoi coetanei e all’ambiente sociale che lo circonda. Ma cerchiamo di capirne di più e di comprendere la ricerca e le sue conclusioni.

Come si sviluppa il giudizio sociale nei piccoli

Quella che viene comunemente chiamata valutazione sociale è una capacità di base per relazionarsi con gli altri. Ognuno di noi dovrebbe essere capace di giudicare qualcun altro così da capirne anche le intenzioni e potersi aprire o, al contrario, difendere. Secondo lo studio pubblicato su Nature questo giudizio consisterebbe in un meccanismo innato e automatico che avviene in ogni persona, utilizzando dei criteri, anche estetici e comportamentali, innati in tutti, bambini compresi.

Anche i più piccoli infatti, già dai 2 mesi di età, sarebbero in grado di focalizzare i volti e dunque distinguere il bene dal male, il nemico dall’amico.

La ricerca ha usato due diverse metodologie, ovvero il “paradigma della scelta” tramite cui chi è coinvolto nello studio dichiara la propria preferenza con un comportamento preciso e il “tempo di osservazione” dello stimolo, che consiste nella convinzione secondo cui un bimbo si concentra più a lungo su uno stimolo inaspettato. Inoltre, lo studio ha utilizzato le forme piuttosto che delle persone, così da non coinvolgere il bambino dal punto di vista emotivo, ma solo estetico.

Ogni esperimento, nonostante la ricerca ne abbia condotti diversi sia per metodologia che per procedimento, ha prodotto delle conclusioni scientificamente interessanti. Innanzitutto, la capacità innata dei bambini di compiere una scelta, anche senza alcun tipo di condizionamento da parte di altri. I piccoli sono sempre stati in grado, infatti, di distinguere gli stimoli e catalogarli, in modo spontaneo e automatico, come positivo o negativo, amico o nemico. E proprio la capacità di giudizio sociale costituisce un’ottima base su cui poggiare il futuro valore del bene e del male che sicuramente i bambini svilupperanno con degli strumenti cognitivi ed emotivi maggiori a un’età più avanzata e con il supporto educativo e formativo dei genitori e degli educatori.

Infine, un altro aspetto evidente e di certo molto importante della ricerca è la dimostrazione della priorità della valutazione sociale ai fini del processo di adattamento di ogni persona, bambini compresi. Riuscire a distinguere il bene e il male in maniera spontanea, anche se fallibile, dimostra che ciascuno di noi è spinto, per natura, a essere quell’animale sociale di cui molti volumi parlano.

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