La sindrome del bambino scosso e le sue conseguenze fatali

Al pari della morte in culla, la sindrome del bimbo scosso ha un’alta incidenza di mortalità per i neonati da 2 settimane a 6 mesi di vita.

Per prevenire ed arginare questo fenomeno sono state lanciate numerose campagne di sensibilizzazione, col fine di sensibilizzare i genitori verso un problema di cui se ne parla poco ma che invece è molto serio.

Cos’è la sindrome del bambino scosso?

Con il termine “Sindrome da scuotimento” si intende l’insieme di sintomi provocati da un eccessivo scuotimento del neonato da parte di un adulto, in preda a un impeto di rabbia, esasperazione o frustrazione. Inizialmente denominata Shaking Baby (scuotimento del bambino), poi chiamata anche Abusive Head Trauma (trauma cranico determinato da un abuso), la sindrome da scuotimento è un vero e proprio abuso, che può portare con sé gravissime conseguenze.

Il rischio di incorrere in questa sindrome esiste soprattutto per i neogenitori, che non hanno alcun tipo di esperienza col pianto dei bambini.

Nei primi mesi di vita per il neonato normale piangere, poiché è l’unico mezzo di comunicazione a sua disposizione. Il pianto però può essere continuo e prolungato, cosa che provoca forte stress nei genitori. Quindi può capitare che per negligenza, nervosismo o eccessiva stanchezza i genitori scuotano violentemente il bambino per farlo addormentare.

Lucia Sciarretta, psicologa psicoterapeuta infantile dell’Ospedale Gaslini di Genova afferma:

Il fattore che fa scattare la reazione impulsiva dell’adulto è in genere il pianto reiterato del bambino, che non si riesce a placare in alcun modo e che fa aumentare il carico di stress emotivo, in un crescendo che può culminare nel gesto estremo di scuoterlo.

Non c’è la volontà di fare del male e per questo l’adulto non è consapevole dei gravi danni che tale movimento può arrecare. Il più delle volte inoltre non si tratta di genitori con problemi psichici patologici, ma di persone di indole impulsiva ed emotiva.

I pericoli della sindrome del bambino scosso

I casi di mortalità e di traumi infantili sono i più tragici di tutti. Sentire di un neonato che se n’è andato ancora prima di compiere un anno, fa rabbrividire e tocca le corde del cuore di ognuno di noi. Una delle principali cause di morte tra 0 e 12 mesi è la cosiddetta sindrome da scuotimento.

Come spiega Pietro Ferrara, giudice onorario presso il Tribunale per i minorenni di Roma e docente di Pediatria presso l’Istituto di Clinica Pediatrica dell’Università Cattolica del Sacro Cuore e l’Università Campus Bio-Medico di Roma, “il 30% dei piccoli scossi violentemente muore e l’80% riporta gravi danni permanenti: emorragie cerebrali, disabilità, paralisi, cecità”.

I muscoli del collo del bambino sono ancora fragili, la testa è pesante rispetto al corpo ed il cervello se scosso rischia di muoversi all’interno del cranio. Lo scuotimento del neonato quindi può provocare danni meccanici ai neuroni ed alle fibre, intaccando le sue funzioni vitali.

Le conseguenze dello scuotimento sui neonati sono gravissime. Soprattutto perché i bambini fino a 6-12 mesi hanno il cranio più grosso e le strutture cerebrali sono ancora fragili e vulnerabili. Un ondeggiamento ripetuto può provocare lesioni cerebrali permanenti, come deficit cognitivi e motori, compromissione della vista, o, nei casi peggiori, la morte.

Tali lesioni, inoltre, non sono visibili esternamente, e i sintomi sono spesso generici: apnea, convulsioni, vomito. Nella maggior parte dei casi, quindi, il genitore, inconsapevole di quello che ha fatto, si reca al pronto soccorso e lì viene fatta la diagnosi, chiarendo la dinamica dell’accaduto. Proprio perché inconsapevole, il genitore cade in uno stato depressivo generato da un fortissimo senso di colpa.

Sindrome da scuotimento: l’importanza della prevenzione

La prevenzione della sindrome da scuotimento è fondamentale, perché dietro a tale sindrome, nella maggior parte dei casi, si nascono situazioni di forte stress e solitudine da parte dei genitori (soprattutto la mamma, spesso sola dopo il parto, lontana dai famigliari, senza alcuna “valvola di sfogo”) che, scaricando la propria tensione sul bambino urlante o capriccioso, non sono nemmeno consapevoli del danno che possono provocare.

E’ importante che chi si prende cura del neonato (genitori, nonni, baby-sitter) conosca le informazioni basilari sul corretto modo di maneggiarlo. In particolar modo, va sorretto il capo senza lasciarlo ondeggiare e in auto occorre tenere il bambino in un seggiolino adatto alla sua età, per evitare i leggeri ma prolungati scuotimenti, potenzialmente pericolosi.

Non scuoterlo: la campagna nazionale contro la sindrome da scuotimento

La campagna nazionale “Non scuoterlo è finalizzata ad aiutare i genitori ad assumere dei comportamenti corretti, e sul sito Nonscuoterlo.it è possibile sapere come comportarsi in caso di pianto prolungato del bambino.

La campagna di sensibilizzazione è curata da Terre Des Hommes che, in collaborazione con la regione Toscana, sta curando una serie di iniziative e seminari per informare le famiglie, ma anche la comunità e gli operatori, e fare prevenzione su questa pericolosa forma di maltrattamento.

Camilla Bianchi, garante per l’infanzia e l’adolescenza della Regione Toscana, ha infatti dichiarato:

È noto come i primi mille giorni di vita di un bambino siano fondamentali per un adeguato sviluppo fisico e psichico. Ridurre allora l’esposizione a fattori di rischio e promuovere la conoscenza di fattori protettivi in questa primissima fascia di età, diventa basilare per garantire quel fondamentale diritto alla salute nel breve e lungo periodo

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