Turni incompatibili con la gestione famigliare: mamma barista vince ricorso

Una sentenza storica quella del Tribunale di Bologna, con cui il Giudice accoglie il ricorso di una lavoratrice che lamentava l’inconciliabilità dei suoi turni lavorativi con l’educazione della figlia, all’epoca dei fatti di soli quattro anni. Una sentenza importantissima perché traccia una precisa strada per quanto riguarda il diritto alla compatibilità tra la genitorialità e il lavoro, permettendo così a tutte le donne di poter svolgere una professione senza per questo venire pregiudicate nel loro ruolo di madri.

La madre barista vince il ricorso: una sentenza importante

È il 2015 quando la donna, successivamente ricorrente in Tribunale, si fa assumere come barista presso la casa di cura di Villalba; quel lavoro le piace e soprattutto le occupa solo alcune ore in mattinata, permettendole così di andare prendere la figlia, all’epoca di soli quattro anni, quando finisce la scuola.

Nel corso del rapporto professionale, però, i datori di lavoro modificano progressivamente le condizioni di lavoro e gli orari, rendendo così molto più difficile per la donna svolgere i suoi compiti di madre e costringendola a ricorrere in Tribunale, assistita dalla Filcams Cgil.

La sentenza del giudice che dà ragione alla lavoratrice

Il giudice accogliere le ragioni della donna, riconoscendole anche un risarcimento in denaro per il danno subìto. Dal processo emerge infatti come, dal 2019 in poi, la società che gestisce l’appalto di ristorazione alla clinica abbia cominciato a stravolgere i turni della donna, chiedendole di venire a lavoro a volte al mattino, a volte al pomeriggio a volte alla sera, con orari che cambiavano di giorno in giorno e non consentivano alla lavoratrice di potersi organizzare.

Il tutto, modificando le condizioni del contratto senza far presente alla donna quanto stava accadendo. Con questa sentenza, però, si crea un precedente importante a tutela delle donne lavoratrici, le quali devono poter conciliare le loro occupazioni familiari e non per questo possono essere discriminate sul posto di lavoro.

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