Violenza ostetrica: lo sfogo di una mamma

Sempre più mamme riferiscono episodi gravi e traumatici legati al momento del parto e alle difficoltà avute con il personale medico : mancanza di empatia e supporto, indifferenza alle richieste di aiuto, episiotomie e visite non necessarie svolte forzando le pazienti.

Per fortuna sono episodi marginali, che però hanno ricadute profonde sulla psiche delle neomamme, che già stanno vivendo un momento molto delicato della loro vita. Vogliamo allora raccontarvi la storia di una neomamma che ha vissuto una violenza ostetrica e ci ha lasciato la sua testimonianza :

“Ciao mamme, volevo condividere una cosa che mi è successa di cui non ho fatto parola con nessuno e che sento di fare qua in quanto certa di mantenere l’ anonimato. Continuo ad avere gli incubi nonostante sia passato un mese e mezzo dal parto e crisi di pianto a ripensare quanto successo.

Non sono stata trattata bene in ospedale, le ostetriche erano sempre seccate, poco disponibili. In particolare ciò che mi ha scioccato è stata una visita vaginale interna da parte di un’ostetrica qualche giorno prima del parto li in ospedale, dove ero andata per un controllo. È stata un macellaio, un dolore forte e lancinante e io che gridavo non riuscivo neanche a dirgli di togliere la mano, ero completamente paralizzata dal male. In seguito mi sono documentata e ho scoperto che io avrei potuto rifiutare questa visita, invece lei me l’ha spacciata per necessaria, quando invece non lo era : il dolore era fortissimo difatti mi è venuto il dubbio che a mia insaputa non abbia fatto uno scollamento delle membrane dato che era proprio tanto in profondità. Un male così non me l’ha mai fatto nessun altro. Da lì sono andata in blocco e se già prima ero agitatissima per il parto, in quegli ultimi giorni a seguito di questa visita sono andata in totale panico.

Crisi di pianto continue, pressione instabile, altissima durante queste crisi e bassissima in altri momenti, mancamenti d’aria. Lì sotto ero diventata tutta un fuoco, bruciore dolore. Non riuscivo nemmeno io da sola a mettermi un po’ di crema anti-infiammatoria. Avevo proprio un blocco a toccarmi anche solo io per mettermi sta benedetta crema che poi serviva solo a darmi un po di sollievo. Tanto che il mio ginecologo privato vedendo la situazione sfuggire di mano mi ha consigliato un cesareo perché tanto andare in shock durante il travaglio non avrebbe giovato, e non sarei stata collaborativa. Così ho fatto, e indovinate? A venire a mettermi il catetere è stata proprio quell’ostetrica di quella visita. Io ovviamente ero terrorizzata alla sola idea che mi sfiorasse anche solo con un dito. Quindi ho fatto storie e mi dimenavo e quella tutta seccata mi fa: “se non te lo fai mettere non vai a partorire!”. Era già tutta la notte che soffrivo in ospedale perché il mio travaglio è partito due giorni prima del cesareo programmato. Ma di notte non volevano chiamare i medici. Quindi mi sono fatta la sera prima, la nottata e la mattina con un inizio di travaglio, e poi alle 11 si sono decisi.

Mia mamma ha anche chiamato in reparto per sapere se era tutto ok, e l’ostetrica che quella mattina mi ha fatto il tracciato è venuta arrabbiata da me perché mia madre aveva chiamato un po’ preoccupata per avere mie notizie. Mio marito non è potuto entrare se non qualche ora per il pelle a pelle post partum. Ma la notte delle doglie sono stata sola come un cane, nemmeno passavano a fare un controllo, e anche i giorni del post partum idem, e quando le chiamavo che stavo male arrivavano tutte seccate e io a chiedere di darmi qualche antidolorifico potente, stavo proprio male e loro a darmi il paracetamolo che non serviva a nulla. Ho anche mollato l’allattamento per lo sfiancamento fisico e morale a cui mi hanno portato. Ecco questa è la mia storia, molto riassunta diciamo. Credo di aver subito quello che si chiama “abuso”.

Tutt’ora a distanza di tempo ne porto i segni, e piango ancora ogni volta che ci penso. Grazie a loro non vivrò una seconda gravidanza perché ho il terrore di rivivere una cosa del genere. E penso tante donne come me che subiscono in silenzio, tra l’altro da parte di altre donne, trattamenti poco umani.”

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