Che errore se i genitori diventano il poliziotto buono e cattivo!

Per tanti anni le famiglie italiane si sono basate sulla tecnica del “poliziotto buono e poliziotto cattivo”, con la mamma amorevole e comprensiva nel ruolo del “buono” e il papà rigido e autoritario nel ruolo di quello “cattivo”.

La mamma avvertiva, “Comportati bene altrimenti vedrai quando torna a casa tuo padre!”, e il papà eseguiva, “Adesso sei in punizione, per una settimana niente videogiochi!”.

Entrambi avevano il ruolo che desideravano.

La mamma, che doveva stare molte ore a casa con i figli, poteva utilizzare lo spauracchio della punizione senza entrare in contrasto diretto con i figli, creando una complicità che le permetteva di passare del tempo piacevole insieme. Il papà, che rientrava tardi a lavoro e preferiva guardare la televisione, o fare altro, piuttosto che stare a giocare con i figli, incarnava l’autorità con la quale, si sa, si sta sempre a una certa distanza.

Ultimamente, in alcuni casi, si è mantenuta la tecnica del “poliziotto buono e poliziotto cattivo” ma si sono invertiti i ruoli. Sento molte mamme lamentarsi del fatto di essere le uniche nella coppia a stabilire delle regole in casa, mentre i papà preferiscono fare i giocherelloni con i figli demandando alle loro compagne il ruolo del “cattivo” di turno.

Sia nella vecchia che nella nuova versione, la strategia del “poliziotto buono e poliziotto cattivo” in famiglia è un grande errore, perché impoverisce i rapporti tra genitori e figli, semplificandoli fino ad arrivare a definire schemi fissi ed elementari.

I rapporti umani sono belli proprio perché sono fatti di mille sfaccettature. In momenti diversi con la stessa persona si può ridere, scherzare, fare discorsi seri, arrabbiarsi, annoiarsi, divertirsi, essere in contrapposizione o essere d’accordo. In questo modo prepareremo i nostri figli ai rapporti che affronteranno nella vita.

Entrambi i ruoli hanno un fascino oscuro, al quale bisogna cercare di non cedere. Il “poliziotto buono” è l’amico, il confidente, quello che riceve le attenzioni e diventa il genitore preferito. Il “poliziotto cattivo” è l’autorità. Quello che può evitare di controllarsi e di scendere a compromessi. Può sottrarsi al dialogo. Quello che dice è legge.

Come superare la strategia del “poliziotto buono e poliziotto cattivo”?

A casa nostra ci sono due regole base:

  • un “no” vale doppio, nel senso che vale per entrambi i genitori. Se io e mia moglie diciamo di non fare una cosa, anche banale come prendere una caramella, l’altro conferma sempre il divieto. Se capita di essere in parti diversi della casa, o in momenti diversi della giornata, avvertiamo nostra figlia di non fare la furbetta e di non chiedere all’altro genitore una cosa per la quale ha già ricevuto un “no”. Ovviamente c’è di fondo una buona intesa e accordo sulla linea educativa da seguire.
  • un “no” non si trasforma in un “sì”, quindi è inutile insistere. Ogni tanto ci possono essere delle eccezioni ma in quel caso la risposta è subito “sì”. In questo modo i figli capiscono che non ci sono strategie per ottenere quello che inizialmente è stato negato come ad esempio piangere, urlare, rotolarsi sul pavimento o andare dall’altro genitore facendo il broncio.

Non c’è bisogno di poliziotti, né buoni né cattivi, se ci sono delle “regole della casa” che valgono per tutti ma che ammettono, ogni tanto, anche le eccezioni.

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