La sindrome da scuotimento: un pericolo sottovalutato

I casi di mortalità e di traumi infantili sono i più tragici di tutti. Sentire di un neonato che se n’è andato ancora prima di compiere un anno, fa rabbrividire e tocca le corde del cuore di ognuno di noi. Una delle principali cause di morte tra 0 e 12 mesi è la cosiddetta sindrome da scuotimento. Come spiega Pietro Ferrara, giudice onorario presso il Tribunale per i minorenni di Roma e docente di Pediatria presso l’Istituto di Clinica Pediatrica dell’Università Cattolica del Sacro Cuore e l’Università Campus Bio-Medico di Roma, “il 30% dei piccoli scossi violentemente muore e l’80% riporta gravi danni permanenti: emorragie cerebrali, disabilità, paralisi, cecità”.

Cos’è la sindrome da scuotimento? Inizialmente denominata Shaking Baby (scuotimento del bambino), poi chiamata Abusive Head Trauma (trauma cranico determinato da un abuso), la sindrome da scuotimento è un vero e proprio abuso, che può portare con sé gravissime conseguenze.

Con questo termine si intende l’insieme di sintomi provocati da un eccessivo scuotimento del neonato da parte di un adulto, in preda a un impeto di rabbia, esasperazione o frustrazione.

Come afferma Lucia Sciarretta, psicologa psicoterapeuta infantile dell’Ospedale Gaslini di Genova: “Il fattore che fa scattare la reazione impulsiva dell’adulto è in genere il pianto reiterato del bambino, che non si riesce a placare in alcun modo e che fa aumentare il carico di stress emotivo, in un crescendo che può culminare nel gesto estremo di scuoterlo”. E ancora: “Non c’è la volontà di fare del male e per questo l’adulto non è consapevole dei gravi danni che tale movimento può arrecare. Il più delle volte inoltre non si tratta di genitori con problemi psichici patologici, ma di persone di indole impulsiva ed emotiva”.

Le conseguenze dello scuotimento sui neonati sono gravissime. Soprattutto perché i bambini fino a 6-12 mesi hanno il cranio più grosso e le strutture cerebrali sono ancora fragili e vulnerabili. Un ondeggiamento ripetuto può provocare lesioni cerebrali permanenti, come deficit cognitivi e motori, compromissione della vista, o, nei casi peggiori, la morte.

Tali lesioni, inoltre, non sono visibili esternamente, e i sintomi sono spesso generici: apnea, convulsioni, vomito. Nella maggior parte dei casi, quindi, il genitore, inconsapevole di quello che ha fatto, si reca al pronto soccorso e lì viene fatta la diagnosi, chiarendo la dinamica dell’accaduto. Proprio perché inconsapevole, il genitore cade in uno stato depressivo generato da un fortissimo senso di colpa.

La prevenzione, quindi, è fondamentale, perché dietro a tale sindrome, nella maggior parte si nascono situazioni di forte stress e solitudine da parte dei genitori (soprattutto la mamma, spesso sola dopo il parto, lontana dai famigliari, senza alcuna “valvola di sfogo”) che, scaricando la propria tensione sul bambino urlante o capriccioso, non sono nemmeno consapevoli del danno che possono provocare.

E’ importante che chi si prende cura del neonato (genitori, nonni, baby-sitter) conosca le informazioni basilari sul corretto modo di maneggiarlo. In particolar modo, va sorretto il capo senza lasciarlo ondeggiare e in auto occorre tenere il bambino in un seggiolino adatto alla sua età, per evitare i leggeri ma prolungati scuotimenti, potenzialmente pericolosi.

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