Produrre più latte: gli integratori non servono (prima parte)

Allattare al seno, pratica assolutamente naturale, non è più una cosa semplice.

Complice la pressione culturale degli ultimi anni e la scarsa fiducia che le donne nutrono nelle loro capacità, il ricorso a delle consulenti professioniste è sempre più frequente, e fin qui nulla di male, anzi. Tante volte però la disinformazione, ci porta a pensare che la produzione del latte non sia sufficiente, soprattutto in caso di parto gemellare. In realtà anche molti pediatri, anni luce lontani dalle linee guida dell’OMS, ma che seguono un loro personale credo sul latte artificiale, sempre più spesso consigliano l’aggiunta. Le mamme che non vogliono rinunciare a un allattamento esclusivo, allora, ricorrono a una serie di integratori che millantano una produzione lattea degna della migliore mucca dei più verdi pascoli.

Un tempo si chiamavano erbe galattofore, tra le quali continua ad avere un suo ruolo la galega, oggi sono bustine che nel migliore dei casi servono solo a svuotare il portafogli. Lo stabilisce l’Ibfan in un capitolo del Codice Violato del 2008 dove si illustra la vicenda di una battaglia contro la Milte, azienda che produce appunto integratori che dovrebbero aumentare la produzione di latte. Il nodo della questione sta nel fatto che la Milte reclamizza il suo prodotto promettendo un aumento della produzione lattea dell’85-94%, secondo gli studi che avrebbe effettuato l’azienda. Lo studio è stato effettuato su donne campione che in realtà non avevano alcun problema di produzione, campione poi talmente piccolo da non sortire alcuna storia medica.

Ma allora dove sta il problema? Sta nel fatto che, con la modalità di promozione del suo prodotto la Milte da per scontato che le donne non siano in grado di produrre, in modo naturale e autonomo, la giusta quantità di latte per il loro bambino. Questa è in realtà solo una percezione della mamma, o meglio, un timore dovuto anche alle ansie a cui la donna va incontro dopo il parto. Esistono pochissimi casi, secondo la comunità scientifica, in cui la donna non produce la giusta quantità di latte, casi in cui il problema, in assenza di patologie serie, si risolve semplicemente assecondando le poppate a richiesta.

La tensione tra Ibfan e Milte dura così da diversi anni. L’Antitrust si è espresso in favore all’Ibfan, facendo condannare per pubblicità ingannevole l’azienda di integratori e imponendole il pagamento di una multa di oltre 60 mila euro.

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