Centri estivi solo per pochi: l’indagine sulla situazione in Italia

Con la riapertura dei centri estivi riemergono le grandi differenze : ci sono pochi posti e non tutti i bambini possono accedere alle attività ludiche e ricreative, talvolta troppo costose e talvolta riservate ai soli residenti. La situazione delle famiglie separa i bimbi proprio in un momento storico durante il quale dovrebbero essere i soggetti più protetti.

L’accesso ai centri estivi separa l’Italia e le famiglie

Sarebbe dovuta essere l’estate dei bambini, un periodo dedicato alla ripresa delle attività ricreative per tutti i bambini che hanno sofferto l’isolamento totale durante i mesi di lockdown. Se i propositi facevano ben sperare la realtà purtroppo è stata molto diversa. È il risultato di un’indagine di Save The Children sull’accessibilità dei centri estivi in Italia.

Le offerte da parte di strutture pubbliche o convenzionate è stata quasi nulla o con posti limitati, mentre numerose sono state quelle da parte di attività private a pagamento. Una disparità che segna in modo significativo un percorso di ripresa della socialità dei bambini.

C’è chi poi si è dovuto organizzare con baby-sitter e nonni, perché i bandi per l’accesso sono usciti tardi, come ad esempio per la fascia 0-3 anni.

Riapertura centri estivi per bambini: differenze tra Nord e Sud

Le normative tutte diverse in vigore nelle regioni hanno creato difficoltà significative. Le condizioni di accesso ai centri estivi riguardano la fascia di età, le possibili esenzioni al pagamento della tariffa, il costo del servizio e le eventuali agevolazioni.

Parecchi comuni italiani accettano le iscrizioni ai centri estivi soltanto per i bambini residenti. Sono presenti alcune eccezioni che consentono ai non residenti di frequentare le strutture, previa accettazione della domanda d’iscrizione da parte della direzione.

Le agevolazioni in base al reddito ISEE dell’anno precedente creano purtroppo non poche difficoltà alle famiglie che a causa del coronavirus hanno perso il lavoro o sono in cassa integrazione e pertanto percepiscono entrate inferiori rispetto all’anno precedente.

Se in passato la frequenza dei centri estivi era riservata ai bambini con genitori entrambi lavoratori, adesso la situazione è diversa poiché la socialità e l’educazione dovrebbe essere uno scopo primario per tutti i bimbi. Come afferma  Raffaela Milano, Direttrice dei Programmi Italia-Europa di Save the Children : «Il diritto all’educazione dei bambini non può essere lasciato sempre in fondo alla lista. Questa estate deve essere l’occasione per restituire ai bambini più colpiti dall’isolamento educativo le occasioni di socialità, di gioco e di apprendimento che sono loro mancate, per prepararli ad un rientro a scuola sereno“.

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