Divieto di accesso ai neonati in una scuola di Firenze: sicurezza o esclusione?

11 Aprile 2024 –

Un cartello affiso all’ingresso di una scuola primaria di Firenze ha scatenato un dibattito acceso: il divieto di accesso ai neonati durante gli incontri scolastici con i genitori.

Questa misura, che nelle intenzioni della scuola mira a garantire un ambiente più sicuro e concentrato, ha immediatamente provocato reazioni contrastanti tra i genitori.

Molti hanno espresso frustrazione, vedendo in questa decisione una forma di discriminazione, soprattutto verso le madri in congedo di maternità senza alternative per la custodia dei bambini.

“Non posso entrare neanch’io”: è polemica a Firenze

Il cartello affisso alla porta della scuola primaria mostra l’immagine di un neonato sorridente e recita chiaramente: “Non posso entrare neanche io”.

Questa comunicazione ha immediatamente acceso le discussioni tra i genitori e i media locali. La notizia è stata denunciata per la prima volta da alcuni genitori indignati, che hanno condiviso l’immagine del cartello sui social media.

Secondo quanto riportato da La Nazione, a farne le spese è stata una mamma, che si è vista in un primo momento negare l’accesso alle udienze perché accompagnata dalla sua bimba di 8 mesi:

Il custode mi ha detto che mio figlio neonato non poteva entrare. Io sono rimasta basita ed ho comunque proseguito il mio cammino, verso l’aula dei colloqui. La referente del plesso nel frattempo è stata avvisata, ma non mi ha fatto fare dietrofront, altrimenti avrei chiamato le forze dell’ordine. Tutto bene, alla fine. Resta però il fatto che un simile cartello in una scuola è assurdo e offensivo.

La difesa della scuola

Sebbene il cartello sia stato ora rimosso, la direzione della scuola ha sostenuto che il divieto è necessario per mantenere l’ordine e la concentrazione durante le riunioni importanti.

Secondo la scuola, la presenza di neonati e dei loro accessori, come passeggini, possono creare distrazioni e complicazioni logistiche, specialmente in situazioni d’emergenza, dove la sicurezza diventa una priorità assoluta. Questa posizione pone l’accento sulla necessità di bilanciare l’accoglienza familiare con le esigenze operative di un ambiente educativo.

La preside della scuola ha chiarito la situazione, argomentando meglio la sua posizione:

È prassi chiedere ai genitori di non portare i figli a scuola quando ci sono i colloqui, perché finiscono per correre lungo i corridoi e rischiano di farsi male, succede in tutte le scuole. Ma nessuno mai si è sognato di lasciare un bimbo in fasce fuori dalla porta. Non c’era bisogno di far tutto questo rumore. Il disegno era affisso in un ingresso laterale. Io non l’ho mai autorizzato.

La vicenda di Firenze ha acceso un riflettore su un tema complesso: come conciliare le esigenze dei genitori con quelle della scuola. Da un lato, è comprensibile la frustrazione di chi si trova a dover gestire figli piccoli e impegni lavorativi. Dall’altro, la scuola ha il dovere di garantire la sicurezza di tutti gli alunni.

Non esiste una risposta facile a questa domanda. Forse, la soluzione potrebbe essere quella di trovare un compromesso, come ad esempio organizzare dei colloqui in orari differenti per i genitori con neonati o allestire uno spazio apposito dove i bambini piccoli possano essere accuditi durante gli incontri.

La cosa importante è che il dialogo tra scuola e famiglie rimanga aperto e costruttivo, nell’ottica di trovare soluzioni che siano inclusive e rispettose delle esigenze di tutti.

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