Dopo la malattia di un figlio si può tornare a vivere: il monologo alle Iene di Elena Santarelli

Elena Santarelli, famosa showgirl nata a Latina, ha toccato il cuore di molti italiani con un monologo dedicato alle sofferenze vissute per la malattia del figlio, affrontate non senza difficoltà ma con l’aiuto del marito Bernardo Corradi. Sul palco de Le Iene, nella serata del 16 novembre, la donna ha affrontato il tema del dolore, del pregiudizio e poi della rinascita da una delle tragedie più grandi che possono colpire una famiglia.

Il monologo di Elena Santarelli: la sofferenza pre e post malattia del figlio

Era il 2017 quando il piccolo Giacomo, figlio di Elena Santarelli e Bernardo Corradi, scopre di di essere affetto da un tumore; inizia così un percorso di cura che si conclude nel 2019, quando viene accertata la regressione della malattia.

Nel monologo della show girl a Le Iene non c’è solo il dramma, la paura e la sofferenza per la malattia del figlio, quanto i giudizi e le accuse che ha dovuto subire in quel periodo. La donna ha infatti raccontato degli sguardi pieno di sdegno con cui veniva guardata solo perché si concedeva una cena, una passeggiata o un trucco, o anche semplicemente perché lavorava, apparendo in tv; tante sono state le voci di condanna, secondo le quali una donna con un figlio malato doveva stare a casa e non al ristorante o in centro.

Ecco il testo del monologo:

«Questa sera non vi parlo della malattia di mio figlio, ma di come si torna a vivere durante e dopo la malattia. Io mi sono vergognata di farlo, ho sentito parole che mi hanno fatto sentire sporca, tipo: “Ma come fai a lasciare tuo figlio solo?”. Mi sono vergognata di tornare a lavorare, di uscire a cena con mio marito, persino di andare dal parrucchiere quando ho sentito un’altra donna sussurrare: “Che cazzo ci fa qui la Santarelli? Io con un figlio malato starei a casa”. E a casa ci tornavo, mi buttavo subito sotto la doccia per pulirmi dallo sporco che mi avevano appiccicato addosso. “Fai schifo – mi dicevo – cosa ti è venuto in mente?”. Grattavo via lo smalto appena messo sulle unghie, perché mi sentivo male ad essermi presa un pezzo di vita per me. Quegli sguardi, quelle parole ti dicono che c’è solo un posto dove puoi stare: al fianco di tuo figlio che si sta ancora curando. 

Quegli sguardi ti proibiscono di essere altro dalla malattia. C’è un’altra cosa che t’impedisce di tornare a vivere: è il senso di colpa per la fortuna che hai avuto, perché tante amiche conosciute in ospedale, mamme come me, oggi non hanno più i loro figli e quella fortuna sentivo di non meritarla più di loro. Così ho cercato di nascondere la mia felicità ma quelle mamme mi hanno detto: “Non ti devi vergognare”. Ed è solo grazie a loro, a Valeria, a Elena e a Valentina, che non mi hanno condannato ma che mi sono state accanto, che ho potuto tornare a vivere tutte le mie emozioni. Oggi sono grata che i miei uomini, Giacomo e Bernardo, siano con me e sono grata di aver imparato questa lezione, una delle poche che posso insegnare alle mie amiche donne. Non sentitevi sporche, non sentitevi in colpa, mi sono sentita una madre sbagliata, ma non voglio farlo più e non fatelo neanche voi, non abbiate paura di tornare a vivere»

Elena Santarelli: il libro e la rinascita

Un monologo, dunque, che non vuole trasmettere pietà ma spronare a riflettere su quanto sia meglio fare silenzio di fronte a certe situazioni, perché le parole aggiungono pesi a una situazione già tremendamente difficile.

Elena Santarelli ha superato il periodo peggiore anche grazie al suo libro “Una mamma lo sa”, in cui racconta tutto l’iter che ha percorso dalla diagnosi alla guarigione del figlio. Il ricavato del libro è interamente destinato a Progetto Heal, per la messa a punto di un simulatore in 3D per la neurochirurgia pediatrica.

Un percorso difficile che la donna ha affrontato anche grazie all’aiuto del marito, Bernardo Corradi: l’uomo ha confessato di aver avuto un esaurimento nervoso a causa del problema del figlio, ma di esserne uscito e di poter finalmente godere di tutto l’amore della sua famiglia.

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