I bambini imparano a parlare meglio stando tra di loro

I bambini stanno bene tra i bambini. Quante volte abbiamo sentito dire questa frase, constatandone, tra l’altro, ogni volta, la piena veridicità? Tra piccoli c’è una sorta di magnetismo universale che li porta a capirsi istantaneamente e ad imitarsi l’uno con l’altro. E adesso è emerso che i bambini imparano anche di più stando tra di loro.

Iniziare la scuola dell’infanzia, o ancora prima, l’asilo nido è per loro un vero e proprio “ingresso in società”. Si trovano in un ambiente nuovo, dove vengono in contatto con altri coetanei, con cui interagire, confrontarsi e inevitabilmente, imparare. Tra le varie competenze che si imparano tra coetanei, c’è quella del linguaggio.

L’asilo fa bene al linguaggio

Stando a uno studio condotto da un gruppo di ricercatori dell`Università della Virginia e dell`Ohio State University, infatti, pare che andare all’asilo fa bene soprattutto al linguaggio dei bambini. Agendo per imitazione, essi acquisiscono maggiori competenze linguistiche  dal modo di parlare dei loro compagni, piuttosto che dagli adulti (genitori, insegnanti).

Il test condotto dagli esperti americani ha esaminato il linguaggio “recettivo” ed “espressivo” di quasi duemila bambini da 0 a 3 anni. Sono state valutate le conoscenze grammaticali, lessicali e la capacità di esprimersi. E’ emerso che i bambini che facevano parte di una classe con competenze linguistiche maggiori, imparassero prima a parlare meglio e ad esprimersi con facilità.

Questo proprio perché i piccoli imparano di più dai piccoli. Sentire un bambino parlare bene, attiva in loro in maniera inconsapevole, la volontà di parlare “come lui”.

I bambini in età prescolare, d’altra parte, sono in piena evoluzione, vere e proprie spugne che assorbono le informazioni del mondo con una rapidità sorprendente, unica e irripetibile anche nelle successive fasi della vita. E più stimoli hanno, più competenze acquisiscono.

Abituiamo, allora, i nostri bimbi a stare con i loro coetanei. E chi lo sa? Potremmo sentirci dire, anziché la solita richiesta: “Mamma, pappa!”, una cosa del tipo: “Mamma, sono alquanto affamato: potrei avere la cena?”

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