Il piccolo Enea e la culla per la vita: una scelta anonima finita sotto i riflettori

Enea è il piccolo che la mattina del giorno di Pasqua è stato lasciato dalla mamma nella Culla per la Vita presso il Policlinico di Milano, lì dove il personale dell’ospedale si è immediatamente preso cura del neonato e avviato l’iter per l’affidamento. Ma il gesto ha provocato una reazione mediatica ingiustificata e irrispettosa.

La Culla per la Vita, un aiuto accettato da pochi

La Società Italiana Neonatologia (SIN) stima che siano circa 3.000 i neonato abbandonati ogni anno in Italia: di questi, la maggior viene lasciata per strada, in cassonetti o davanti a ospedali e centri accoglienza, mentre solo 400 sono affidati ospedali, che offrono sempre la possibilità del parto anonimo, oltre ad ospitare in molte zone di Italia le Culle per la Vita, strutture protette in cui poter lasciare il neonato in totale anonimato, che verrà subito preso in carico dal personale ospedaliero.

A Milano La Culla per la Vita, l’aiuto offerto alle mamme in difficoltà che per qualsiasi motivo compiono un gesto così disperato e netto, è presente dal 2007, ma in questi 16 anni di attività soltanto tre bambini sono stati affidati alle sue cure. Colpa della gogna mediatica alla quale è sottoposta la mamma del bambino e della violazione della sua scelta, condannata e giudicata ingiustamente.

La Culla per la Vita nasce proprio con l’intento di evitare l’abbandono di un bambino ed è un servizio che garantisce l’anonimato. Sbagliata è stata quindi la decisione di diffondere la notizia alla stampa e di divulgare la lettera che accompagnava il piccolo Enea, finita sotto il giudizio severo dell’opinione pubblica.

L’appello di Ezio Greggio e la risposta di Selvaggia Lucarelli

Nel calderone dei giudizi e delle opinioni sono finiti anche quelli di personaggi noti che hanno voluto dire la loro sulla vicenda o lanciare appelli alla madre di Enea.

Fabio Mosca, direttore della Neonatologia del Policlinico di Milano, ha immediatamente commentato:

Vivo questo evento come una sconfitta a livello sociale, perché in qualche modo non siamo stati in grado di intercettare una madre in grande difficoltà. Madre che, qualora ci ripensasse, siamo pronti ad accogliere e ad assistere.

Anche Ezio Greggio ha voluto far sapere che non sarebbe stata sola, nel caso tornasse sui suoi passi e concedesse al piccolo l’amore di una madre “vera“, dichiarazione infelice che ha scatenato ancor più polemiche, come se il ruolo dei genitori affidatari o adottivi fosse meno importante di quello dei genitori naturali.

A seguito della bufera mediatica seguita al suo appello il conduttore ha pubblicato un nuovo post, in cui ha spiegato che il suo appello congiunto a quello del Professor Mosca era mosso da un solo motivo:

La mamma di Enea ha lasciato nella “culla per la vita” della Mangiagalli non solo il bimbo ma anche una lettera struggente e piena d’amore, in cui una mamma in difficoltà abbandona il suo bambino tanto amato, sperando che la sua vita sia meglio di quella che le può offrire lei. Quindi l’appello non era volto a far ripensare alla scelta di una madre che non voleva il proprio figlio, ma a una madre che probabilmente con l’aiuto di qualcuno che la aiutasse a superare le difficoltà economiche, o personali o familiari, non sentendosi più sola, potrebbe ripensare alla sua scelta e tenere il proprio bambino.

Non si è fatta attendere la replica di Selvaggia Lucarelli che invita tutti a rispettare la scelta di una madre coraggiosa che non ha lasciato un neonato dentro un cassonetto, ma l’ha affidato alle cure dei medici e all’amore di una famiglia desiderosa di avere un figlio.

Un gesto che sa di protezione e non di abbandono, un gesto che va rispettato e non giudicato con quel silenzio che forse spingerebbe più madri verso la Culla per la Vita.

Se io decidessi di non tenere mio figlio vorrei tutto tranne questo. Leggere sui giornali i titoli sulla mia scelta, il nome del bambino, i giudizi altrui, il testo della mia lettera spiattellato, il primario che ritiene la mia decisione una sconfitta per tutto il paese che non ha saputo ascoltare il mio grido di dolore (ma chi l’ha detto, poi?). Insomma. Non sbandierate queste opportunità come prova di grande civiltà se poi la scelta di una madre anonima la gestite come un lancio stampa di Sanremo. E non stupitevi, soprattutto, se la prossima madre, magari spaventata dall’eventuale clamore, il neonato lo lascia in un cassonetto.

Non solo, un altro punto sul quale la giornalista si è soffermata è il fatto che questo tam tam sui social abbia preso di mira solo la mamma di Enea, senza minimamente prendere in considerazione il padre che, a quanto pare, può godere di quel diritto all’oblio che invece alla donna è stato negato.

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