Pedagogia nera: da dove arriva e perché fa male

“Una sculacciata non ha mai ucciso nessuno”. È spesso questa la frase che si sente pronunciare da coloro che ritengono la strada della pedagogia nera quella ideale per l’educazione dei figli. Le punizioni corporali o le sgridate eccessive sono gli emblemi di un approccio per l’insegnamento troppo spesso considerato normale e, anzi, sacrosanto.

Si tratta purtroppo di un metodo educativo radicato nella nostra cultura, tramandato da una generazione all’altra, e troppo spesso ritenuto l’unico indispensabile per la corretta crescita dei propri figli. La pedagogia nera risulta invece un tipo di approccio non educativo, ma sbagliato ed inefficace. Anziché creare comportamenti retti e positivi, produce molto spesso circostanze e situazioni di disagio che si possono manifestare in maniera eterogenea e anche piuttosto decisa. Vediamo insieme di cosa si tratta.

Cos’è la pedagogia nera e da dove arriva

L’educazione di una volta che prevedeva qualche “sana” sculacciata, qualche punizione fisica, o qualche isolamento e privazione, non rappresenta un metodo educativo funzionale. L’effetto che produce è anzi deleterio e contrario. Questo tipo di approccio però ancora oggi è in molte famiglie considerato normale, proprio perché ereditato dalle generazioni precedenti.

Si è dimostrato come non si tratti di un approccio che mira allo sviluppo del bambino, ma che crea effetti invece sui bisogni dell’adulto coinvolto. Ogni qualvolta si interviene sul proprio figlio con una punizione magari non si determina direttamente un problema immediato nel bimbo, ma lo si tratta male, creando potenzialmente condizioni che possono nel corso del tempo dare adito alla formazione di disturbi e ostacoli sociali. Un metodo coercitivo, fondato su castighi fisici e psicologici ha l’unico effetto di reprimere e schiacciare il bambino, formando un robot che agisce ai comandi impartitegli. Questo approccio educativo rappresenta forse quello più veloce e facile in una prima fase, ma non certo quello che dà i risultati migliori e più sani.

Gli strumenti della pedagogia nera

Sono diversi gli strumenti che in una visione distorta di educazione dei figli vengono considerati funzionali metodi di istruzione. La pedagogia nera infatti può esprimersi attraverso:

Punizioni corporali: le classiche sculacciate, o altri atteggiamenti come schiaffi o buffetti vari.

Urla, sgridate e umiliazioni: non serve urlare ed alzare la voce per esprimere un concetto e spiegare qualcosa al bambino. L’effetto è solamente quello di spaventare e scombussolare il proprio figlio.

Digiuni, reclusioni o privazioni: ogni forma di punizione fisica e psicologica che possa comportare una privazione di cibo, un’umiliazione fisica, un isolamento personale, o un’attività fisica di riparazione alla colpa commessa, è deleteria e assolutamente non istruttiva.

Quali effetti crea la pedagogia nera?

Le conseguenze che l’applicazione di una serie di comportamenti insiti in una forma di pedagogia nera inducono sul bambino sono tante e tutte fonte di problemi per il bimbo. Gli effetti che una continua punizione crea su un individuo che sta imparando come comportarsi nel mondo sono lo sviluppo di forme di ansia, di depressione o di insicurezza.

A volte gli isolamenti e le reclusioni determinano traumi sociali che si manifestano con difficoltà evidenti a relazionarsi con gli altri. Aggressività, episodi di violenza o di insulti verso altri bambini, rabbia nei confronti delle figure adulte, possono essere soltanto alcune delle principali testimonianze che la frustrazione derivante da una rigorosa educazione nera implica nel tempo sui bimbi. Il bambino a cui “due sberle non fanno certo male” diventerà molto più facilmente un adulto represso, con poca fiducia in sé stesso e negli altri, e con spesso gravi disordini nella gestione dei rapporti sociali.

Come comportarsi coi bimbi?

Sbagliare fa parte del gioco, e quando ci si rivolge ad attività e contesti nuovi è normale a volte scegliere strade non corrette. Il bambino deve poter fare le proprie scelte, deve prendere le sue decisioni, senza aver paura delle ritorsioni che queste possono procurargli.

Ovviamente è fondamentale dare al proprio figlio precise ed importanti regole da seguire. Il bambino non può essere lasciato a briglia sciolta. Occorre però che questi ordini siano costruiti con coerenza ed equilibrio, e per il benessere uno e solo del bimbo. Lo scopo non è e non deve essere quello di ottenere obbedienza cieca e rapida. Gentilezza, spiegazioni complete e vere, e condotta esemplare di fronte ai bambini: sono questi i giusti ingredienti per educare correttamente un bambino.

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