Vacanze in famiglia: gli effetti sullo sviluppo del cervello

La società moderna è frenetica piena di impegni, appuntamenti, scadenze. Questo vale sia per noi adulti sia per i nostri figli sempre presi tra scuola, corsi pomeridiani, ovviamente gli sport e il tempo per la famiglia è così breve che alla fine è come se davvero non esistesse.

Per noi adulti è presto fatto: le ferie diventano il momento in cui ricaricarsi, staccare la spina dagli impegni frenetici, dai doveri professionali e coccolarci ma i nostri figli? A volte accade che i genitori scelgano di condurre vacanze separate da loro, mandando i bimbi al mare con i nonni o magari appoggiandosi a servizi come centri estivi, viaggi studio o colonie, che sono sicuramente utili in caso di necessità, ma la vacanza in famiglia ha enormi benefici per il cervello dei nostri bambini e questi sono scientificamente provati.

Investire per lo sviluppo celebrale dei nostri figli

Recentemente su Telegraph è stato pubblicato uno studio della Psicoterapista infantile Dr.ssa Margot Sunderland che evidenzia come le vacanze in famiglia abbiano un enorme beneficio sullo sviluppo celebrale dei nostri figli perché quella complicità che si crea tra genitori e bambini (quella ad esempio che in vacanza  ci spinge più volentieri a giocare a nascondino, correre assieme sulla riva del mare, costruire castelli di sabbia) sfocia in attività che costituiscono in realtà “attachment play” vitali per il legame affettivo e che accrescono l’autostima dei bambini. Inoltre, l’esperienze esperienze condivise andranno a costruire ricordi per la vita, preziosi per grandi e piccini.

Il neuro scienziato Jaak Panksepp della Washington University ha condotto una ricerca nel 2016 dove spiega che le vacanze in famiglia portano ad implementare 2 diversi sistemi del cervello dei nostri bambini: il “seeking system” e il “play system” entrambi appartenenti alla sua area limbica. L’area limbica è considerata anche il cervello emotivo della persona perché sede di funzioni legate all’emozioni, all’umore, all’autocoscienza e allo sviluppo dell’apprendimento.

Nello specifico il “seeking system” è attivato durante tutte le esperienze esplorative come un’escursione in una foresta, una passeggiata sulla spiaggia o la scoperta di una città sconosciuta; il “play system” entra invece in azione ad esempio quando giochiamo a ricoprire i piedi dei nostri bambini con la sabbia, li portiamo sulle nostre spalle per una corsa sfrenata, solletichiamo la loro curiosità con una nuova attività.

L’utilizzo di questi due sistemi celebrali stimola il corpo dei bambini a produrre ciò che Pankepp chiama “regali della natura” ovvero oppiacei, ossitocina e dopamina. Responsabili del nostro benessere psicofisico controllano l’umore, l’euforia, la memoria, questi elementi favoriscono la socializzazione, la crescita dell’autostima e della motivazione personale, donandoci la sensazione di piacere e serenità.

Un cervello stimolato è associato a un QI superiore

Un’ulteriore ricerca condotta dal neuro scienziato Bruce Perry dimostra che questi sistemi si comportano come veri e propri muscoli e più li si esercita più diventato parte preponderante della nostra personalità (Kerstin Uvnas–Moberg, Neuroscientist); sempre secondo Paksepp infatti un’implementazione del “seeking system” e del “play system”, attivati durante le vacanze in famiglia, producono una maturazione del lobo frontale del cervello che risulta essere stimolato proprio da ambienti interessanti ed eccitanti: soli 20 minuti nella natura producono un’enorme crescita nella capacità di attenzione al dettaglio e concentrazione nei nostri piccoli.

Il video della settimana

Lascia una risposta

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *