Il piccolo Joan e la “colpa” di avere due mamme

A Perugia si infuoca la battaglia tra l’Associazione LGBTI Omphalos e il sindaco Romizi per lo spinoso caso del piccolo Joan, che, per il fatto di avere due madri gli era stata negata la trascrizione dell’atto di nascita nell’anagrafica del Comune toscano, che ora fa un passo indietro ma inserisce nell’atto una sola mamma. Un singolo caso che apre la questione delle famiglie omo-genitoriali e di una legislazione sorda e carente.

La presa di posizione del sindaco Romizi

Joan ha compiuto da poco un anno, ma la sua storia burocratica sembra ancora non aver trovato un lieto fine. Figlio di due donne perugine residenti in Spagna, al piccolo non era stata riconosciuta la cittadinanza italiana. Secondo presidente di Omphalos, Stefano Bucaioni, si tratterebbe di una presa di posizione estremista del sindaco di Perugia, una decisione che avrebbe il doppio fine di non deludere i gruppi più integralisti della sua cordata. Quando però la vicenda è finita sulle prime pagine dai giornali allora Romizi, dopo dieci mesi, avrebbe concesso la trascrizione inserendo le generalità di una sola madre. La Omphalos interpreta questa azione “riparatrice” del primo cittadino di Perugia come l’ennesimo atto discriminatorio e pertanto dichiara che la causa già intrapresa continuerà il suo corso affinché a Joan vengano riconosciute entrambe le madri.

Nessun bambino può essere un fantasma

La questione è certamente complessa e, probabilmente, nasconde risvolti politici difficili da comprendere per i non addetti ai lavori. Di certo è più semplice comprendere come a livello giuridico non sia corretto che un bambino sia considerato dal proprio Stato un fantasma solo perché il politico di turno non condivide la scelta di vita di chi lo ha messo al mondo. Effettivamente, a livello burocratico, si può cadere in errore perché la Legge italiana riconosce solo le stepchild adoption, ovvero l’adozione da parte del partner ma il caso di Joan è semplificato dal fatto che le sue mamme hanno semplicemente chiesto di trascrivere l’atto di nascita redatto all’estero. Una sorta di copia e incolla. Di certo negare ad un bambino il diritto all’assistenza sanitaria, all’istruzione, al riconoscimento di esistere non è certamente una soluzione.

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