Meglio l’autosvezzamento o lo svezzamento classico?

In merito allo svezzamento, ovvero il periodo in cui il bambino passa da un’alimentazione esclusivamente a base di latte a un regime alimentare vario, si sono affermate due “filosofie” contrapposte: quella secondo cui è lo stesso bambino a dover “richiedere” l’alimentazione complementare (autosvezzamento) e quella che ritiene che sia necessario seguire un preciso schema alimentare a partire dal sesto mese di vita in poi (svezzamento classico o tradizionale).

Ma qual è la la scelta più giusta? Vediamolo insieme nel dettaglio.

Autosvezzamento e svezzamento tradizionale: le principali differenze

Ecco in sintesi le differenze fondamentali tra svezzamento tradizionale e autosvezzamento:

Scelta degli alimenti

Nell’autosvezzamento il bambino partecipa ai pasti della famiglia, consumando gli stessi alimenti, a meno che non siano inadatti o pericolosi per la sua età. Questo metodo richiede che la dieta familiare sia equilibrata e sana, adatta anche alle esigenze nutrizionali di un lattante.

Se in questo caso il bimbo è libero di seguire i propri gusti, la propria curiosità e i propri tempi, fermo restando che il cibo debba sempre essere accuratamente sminuzzato per favorirne la masticazione o la suzione, nello svezzamento classico è il pediatra di fiducia a fornire ai genitori le istruzioni dietetiche per “offrire” le giuste quantità di cibo al bambino in particolari orari della giornata.

Lo svezzamento classico, inoltre, si propone di introdurre il cibo in maniera graduale: dagli alimenti meno allergizzanti e più digeribili fino ad arrivare a un tipo di alimentazione libera e varia intorno ai 12 mesi.

Consistenza degli alimenti

Un’altra differenza chiave tra i due approcci riguarda la consistenza dei cibi. Con il metodo tradizionale, i cibi vengono offerti sotto forma di omogeneizzati, come pappe o puree.

Nell’autosvezzamento, invece, gli alimenti sono presentati in pezzi di dimensioni e forme adatte alla presa del bambino, facilitandone l’autonomia durante i pasti.

Sincronizzazione dei pasti

Un altro aspetto distintivo è la sincronizzazione dei pasti. Nel svezzamento tradizionale, i pasti dei genitori e quelli del bambino spesso non coincidono, risultando in momenti di alimentazione separati. Invece, l’autosvezzamento promuove il consumo simultaneo dei pasti da parte di tutta la famiglia, creando un’esperienza alimentare condivisa e più interattiva.

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Ruolo del genitore

Nel metodo di svezzamento tradizionale, i genitori hanno il completo controllo sia sulla tipologia che sulla quantità di cibo che il bambino consuma. Sono loro a decidere cosa viene offerto al piccolo e in che quantità. L’autosvezzamento, invece, permette ai bambini di scegliere autonomamente tra gli alimenti della famiglia, consumando le quantità che desiderano, sempre sotto la vigilanza attenta degli adulti.

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Autosvezzamento e rischio di soffocamento

I detrattori dello svezzamento guidato dal bambino, in cui il latte resta l’alimento principale, ritengono che esso esponga il piccolo al rischio di soffocamento: secondo costoro, infatti, il bambino sarebbe portato a richiedere il medesimo cibo che i suoi genitori mangiano non perché è in grado di capire da solo di cosa ha bisogno il proprio organismo, ma per un mero processo di emulazione. In tal modo si rischia di precorrere i tempi e di consentire al piccolo di mangiare cibi potenzialmente pericolosi e che lo espongano al rischio di asfissia.

Tuttavia una recente ricerca ha dimostrato che i casi di soffocamento a causa del cibo si verificano in egual misura sia per lo svezzamento tradizionale che per lo svezzamento fai da te. La discriminante è come viene presentato il cibo da far assaggiare, ovvero come viene tagliato il cibo, la sua consistenza e il suo formato.

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Introduzione degli alimenti e rischio allergie

Per lungo tempo si è creduto che alcuni alimenti fossero intrinsecamente più allergizzanti di altri e che dovessero essere evitati durante lo svezzamento. Tuttavia, studi recenti hanno dimostrato che non esistono cibi completamente sicuri o pericolosi per tutti i bambini; qualsiasi alimento può potenzialmente causare un’allergia. La prassi comune di iniziare lo svezzamento con frutta e cereali non garantisce una minore incidenza di reazioni allergiche rispetto ad altri cibi.

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Nel passato, il metodo di svezzamento tradizionale seguiva una rigida calendarizzazione per l’introduzione degli alimenti. Questo approccio prevedeva un ordine specifico e un ritmo prestabilito per introdurre nuovi cibi nella dieta del bambino, nella speranza di ridurre il rischio di allergie.

Tuttavia, le linee guida attuali suggeriscono che non è necessario ritardare l’introduzione di alimenti potenzialmente allergizzanti, come uova, arachidi e frutta a guscio, per prevenire allergie. Al contrario, introdurre questi alimenti uno alla volta, monitorando eventuali reazioni come vomito, orticaria o rossore, può essere un approccio più efficace.

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L’allattamento esclusivo al seno per almeno i primi quattro mesi, seguito da un’alimentazione complementare a partire dal sesto mese, sembra offrire una protezione migliore contro allergie e dermatiti atopiche, specialmente nei bambini con una predisposizione familiare alle allergie. È importante, però, evitare alcuni alimenti specifici nel primo anno di vita, come il latte vaccino, il miele, i funghi, qualsiasi tipo di frittura, e sale e zuccheri aggiunti.

Svezzamento tradizionale e senso della fame

Uno dei principali timori legati al metodo di svezzamento tradizionale riguarda la possibilità che l’uso di omogeneizzati possa influenzare negativamente il senso della fame nei bambini, portandoli a mangiare anche quando non hanno fame.

Alcuni professionisti della salute hanno espresso preoccupazione sul fatto che i bambini alimentati con omogeneizzati potrebbero sviluppare abitudini di sovralimentazione, poiché la consistenza liscia e facile da ingerire di questi alimenti potrebbe indurre i piccoli a consumare quantità maggiori di cibo rispetto a quanto realmente necessario.

Per approfondire queste preoccupazioni, uno studio condotto dall’Università di Otago ha esaminato la dieta di 625 bambini tra i 7 e i 10 mesi di età, cercando di comprendere l’impatto del consumo di omogeneizzati sull’appetito e sul peso dei bambini.

I risultati dello studio, pubblicati su Appetite, hanno rivelato che i bambini che consumavano frequentemente omogeneizzati tendevano a mangiare ogni volta che veniva loro offerto del cibo, anche in assenza di fame. Tuttavia, non è stato riscontrato che questi bambini consumassero una quantità maggiore di cibo nel complesso rispetto a quelli che consumavano meno frequentemente omogeneizzati.

In conclusione, lo studio ha sfatato alcune delle preoccupazioni iniziali, mostrando che l’uso di omogeneizzati non porta necessariamente a sovralimentazione o a problemi di peso.

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Insomma non esiste un metodo migliore o più sicuro, ma, come sempre dovrebbe essere il buon senso e l’istinto genitoriale a guidare mamma e papà nella scelta della prima alimentazione dei figli. 

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17 commenti

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    • Metti a tavola il bimbo con te e gli offri quello che stai mangiando tu, ovviamente bisogna adeguare le cotture e i condimenti di tutta la famiglia e preparare pasti adeguati, all inizio toccherà e lancerà il cibo, piano piano inizierà a mangiare fino a fare pasti completi, l alimento prevalente resta sempre il latte, c’è un sito che spiega benissimo il concetto che si chiama autosvezzamento.it

    • Un esempio di pasto ieri a pranzo risotto col radicchio con poco dado fatto in casa, a cena cavolfiore bollito e bistecca di vitello, l altro ieri a cena hamburger di tacchino e indivia belga al forno, a pranzo pasta all olio e parmigiano

  1. Io sono super pro autosvezzamento anche se ho iniziato perché con lo svezzamento classico non ho avuto successo.. l unica pecca è il trauma delle nonne che cercano di rifilare patata carota zucchina e minestrine iperfrullate varie ad ogni pasto, e i parenti più anziani che mi guardano inorridita 😅

  2. Sono mamma di un bimbo di 11mesi felicemente autosvezzato. Rifarei questa scelta altre 1000volte!! Ha un bellissimo rapporto con il cibo, mangia quello che gli va, quanto gli va, ed eventualmente c’è seno/biberon (x questo meglio parlare di alimentazione complementare a richiesta). Basta documentarsi e molte paure spariscono😉

  3. Ormai credo sia strarisaputo che i neonati fino al compimento del sesto mese debbono assumere unicamente latte. Dopo si può iniziare progressivamente e sotto monitoraggio del pediatra l introduzione dei vari alimenti. Io sono pro svezzamento classico.. anche perché temo che,facendo da sé,si rischia di interpretare erroneamente i segnali del bimbo..e di fare sciocchezze.